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Usura ed estorsione, tre arresti a Reggio Emilia

17 agosto 2024 | 10:25
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Usura ed estorsione, tre arresti a Reggio Emilia

In manette due calabresi e un imprenditore reggiano che è stato arrestato a Taranto

REGGIO EMILIA – I finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia hanno arrestato due calabresi e un imprenditore reggiano nell’ambito dell’inchiesta Minefield.

I due calabresi arrestati, Gionata e Samuel Lequoque, già finiti in carcere nell’operazione Minefield (gli era poi stati cocessi i domiciliari), sono accusati di aver violato le restrizioni imposte dagli arresti domiciliari, continuando a operare nel contesto del gruppo criminale attraverso estorsioni e minacce, mentre l’imprenditore è sospettato di usura ed estorsione aggravata.

L’imprenditore reggiano Giambattista Di Tinco, pure lui finito ai domiciliari in Minefield (gli era poi stato concesso l’obbligo di firma), amministratore unico della DG Service, azienda specializzata nel noleggio di furgoni e veicoli speciali di Calerno di Sant’Ilario (al momento del fermo si trovava in provincia di Taranto), avrebbe riscosso crediti usurari di elevato importo, fatti contrarre a un imprenditore di origine campana, in evidenti difficoltà economiche, soggetto a minacce e violenze. Il nome dell’uomo era già emerso nell’ambito dell’operazione “Minefield” per aver posto in essere reati tributari legati all’utilizzo ed alla emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Le attività d’indagine hanno fatto emergere come gli imprenditori calabresi avrebbero sollecitato la riscossione illecita dei crediti, derivanti dai delitti già posti in essere dell’associazione per delinquere emersa nell’ambito dell’operazione “Minefield”, violando le prescrizioni del divieto comunicativo, loro imposte durante la precedente applicazione della misura degli arresti domiciliari.

Nel loro interesse avrebbero operato sul territorio reggiano anche altri 3 soggetti, contigui agli ambienti della criminalità organizzata, già arrestati lo scorso 10 agosto, a seguito di condotte estorsive e minacce nei confronti del già menzionato imprenditore campano.

A riguardo, si evidenzia che l’operazione “Minefield” dello scorso febbraio aveva consentito di individuare un’associazione per delinquere costituita da soggetti originari di Cutro, professionisti calabresi e campani (ragionieri e commercialisti) nonché soggetti nativi di Reggio Emilia ed altri di origine pugliese (della provincia di Foggia) che, attraverso un reticolo di “società cartiere”, avrebbe gestito un imponente giro d’affari (stimabile in oltre 30 milioni di euro) nel settore delle prestazioni di servizi, quali, ad esempio, mestieri di pulizie, cantieristica e manodopera, in ambienti contigui alla criminalità organizzata.

Il plauso del prefetto 

Il prefetto di Reggio Emilia Maria Rita Cocciufa esprime “viva soddisfazione” e “un sentito ringraziamento” alla Guardia di Finanza provinciale per la recente operazione, “coda” dell’operazione Minefield del febbraio scorso contro un’organizzazione criminale dedita alle false fatture e al riciclaggio di denaro, che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di tre persone tra cui l’imprenditore Gianbattista di Tinco.

Le misure cautelari emesse per i reati di usura ed estorsione aggravata, commenta il prefetto, sono l’esito “dell’ultima di una lunga serie di fruttuose attività investigative, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, che hanno visto impegnate in prima linea tutte le forze di polizia del territorio, a testimonianza dell’azione sinergica e della collaborazione volte al contrasto della criminalità organizzata ed economico-finanziaria, da cui sono scaturite importanti inchieste giudiziarie che, come noto, hanno disvelato il radicamento di associazioni criminali di tipo mafioso nell’economia di questo territorio”.

Tali attività, ricorda poi Cocciufa, “si correlano anche all’altra importante attività di prevenzione antimafia, caratterizzata dall’emissione dei provvedimenti interdittivi da parte della Prefettura di Reggio Emilia nei confronti di soggetti controindicati, in un quadro di complessiva tutela del tessuto economico sano e laborioso di questo territorio”.