La Latteria di Villa Curta, fra tradizione e innovazione
Ha 102 anni, raccoglie il latte di 26 soci e produce 38mila forme l’anno. Il suo orgoglio sono le certificazioni: fra queste c’è anche quella halal per vendere il Parmigiano Reggiano nei paesi islamici
REGGIO EMILIA – La Latteria di Villa Curta è stata fondata nel lontano 1922 e ha dunque ben 102 anni di storia. Con la sua matricola 105 è la seconda più anziana della zona. Raccoglie il latte di 26 soci e sta costruendo un grande magazzino che, quando sarà terminato, potrà ospitare ben 36mila forme. Parliamo di un’attività tramandata di padre in figlio che è arrivata oggi alla terza generazione, attenta ad una costante innovazione che garantisce un livello qualitativo dei prodotti ancora di più elevato.
Erika Sartori, allevatrice, consigliere del caseificio Villa Curta e della sezione reggiana del Consorzio del Parmigiano Reggiano, ci racconta: “Abbiamo due caseifici: una qui a Villa Curta, che è alle porte di Reggio Emilia, mentre il secondo è in zona collinare a Casalgrande. Produciamo, ogni anno, 37-38mila forme di Parmigiano Reggiano, trasformando circa 200mila quintali di latte. Abbiamo fatto, negli ultimi anni, degli investimenti importanti, soprattutto rivolti ad implementare tutta quella che è la tecnologia e l’attenzione alla filiera della trasformazione del prodotto. Gli investimenti mirano anche al welfare aziendale, ovvero all’alleggerimento del peso di lavoro dei nostri dipendenti”.
Ma l’investimento forse più importante, oggi, è quello relativo alla costruzione del nuovo magazzino, che sorge a fianco della vecchia latteria, che è oramai quasi completato. Aggiunge la Sartori: “Avrà una capienza di circa 36-37mila forme e avremo l’onore di inaugurarlo in primavera, insieme all’importante anniversario di compleanno del nostro caseificio”.
Uno degli orgogli del caseificio di Villa Curta sono le certificazioni. Hanno anche una certificazione halal, che in arabo significa puro, che è necessaria per vendere il Parmigiano Reggiano nei paesi musulmani dato che il caglio deve provenire da vitelli che sono stati macellati con il rito islamico e tutta la procedura deve seguire rigorosamente le norme islamiche sulla preparazione del cibo, come indicato dal Corano.
Chi si occupa delle certificazioni, oggi fondamentali in campo alimentare, è Francesca Pifferi che ci racconta: “Noi siamo certificati, da diversi anni, in varie liste nei paesi in cui esportiamo. Fda per gli Stati Uniti. Poi siamo iscritti alle liste di Brasile, Cile, Panama, Corea del Sud, Cina e Argentina. Nel 2021 abbiamo intrapreso la certificazione Halal per quel che riguarda l’esportazione verso i paesi islamici. L’anno scorso abbiamo esteso il certificato anche all’ente Wha (World halal authority) per poter esportare anche verso Indonesia e Malesia. Nel 2022 invece ci siamo certificati Brc, Ifs, Iso 22000 e Iso 22500. Queste certificazioni e questi standard servono e vengono utilizzati per il discorso della qualità e della sicurezza e alimentare. Molto probabilmente intraprenderemo anche la certificazione ambientale Iso 14001 nei prossimi mesi” (9 – continua).