La scure del vescovo sui cattolici scismatici di Casalgrande Alto
Monsignor Morandi ha interdetto don Crescimmano che non potrà più dire messa: coinvolta anche la Santa Sede per ulteriori valutazioni
REGGIO EMILIA – L’Arcivescovo Giacomo Morandi ha comunicato l’interdizione di don Claudio Crescimanno per inosservanza del Precetto penale, emesso il 17 ottobre 2023. Tale provvedimento proibisce a don Crescimanno di esercitare qualsiasi ministero, inclusa la celebrazione dei sacramenti, nel territorio della Diocesi di Reggio Emilia – Guastalla. Il decreto è stato confermato il 28 agosto 2024, dopo che Crescimanno è stato ritenuto “colpevole di aver ignorato tali divieti, nonostante vari ammonimenti”.
Le conseguenze della sanzione (can. 1332 CIC) vietano a don Crescimanno (foto) di celebrare o ricevere i sacramenti, amministrare sacramentali, e partecipare attivamente in celebrazioni liturgiche. Inoltre, è emersa una questione più grave: l’accusa di aver esercitato il sacramento della confessione senza avere l’autorizzazione, il che ha spinto l’arcivescovo a coinvolgere la Santa Sede per ulteriori valutazioni.
Scrive il vescovo Morandi: “Circa il collaboratore del reverendo Crescimanno, il signor Andrea Maccabiani, “va rimarcato che non è prete cattolico essendo stato ordinato illegittimamente da un vescovo scismatico e qualsiasi forma di culto esercitato dal medesimo è illegittima in quanto sospeso dall’ordine ricevuto; egli non ha mai avuto la facoltà di assolvere validamente i fedeli”.
Si chiude così la vicenda dei cattolici scismatici della cooperativa agricola a Casalgrande Alto che era iniziata ai tempi del Covid attirando una comunità di fedeli contrari alle norme pandemiche. Durante il picco della pandemia, Crescimanno aveva continuato a celebrare messe tradizionali senza l’uso di mascherine, in contrasto con le direttive ecclesiastiche e civili. Le sue attività, tra cui scuole alternative e cerimonie senza protezioni sanitarie, avevano suscitato preoccupazioni nella Diocesi reggiana.
Ma, oltre al problema sanitario, quello che aveva allarmato il vescovo era il fatto di avere creato una comunità di 140 persone, costituitasi in cooperativa agricola, in cui si officiavano messe in latino non autorizzate, disconoscendo quelle post conciliari e il fatto che la comunità di Casalgrande Alto si sia posta in aperto contrasto con le disposizioni di monsignor Morandi.