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Neonati sepolti in giardino, la procura di Parma: “Uno è morto dissanguato”

20 settembre 2024 | 15:25
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Neonati sepolti in giardino, la procura di Parma: “Uno è morto dissanguato”

Le parole sulla famiglia e il fidanzato (“dormì con lei la sera dopo il parto”) e le ricerche sul web della ragazza: “Dopo quanto puzza un cadavere?”

PARMA – Il neonato che è stato trovato seppellito il 9 agosto nella villetta di Traversetolo, in provincia di Parma, è morto perchè il taglio del cordone ombelicale è avvenuto in modo sbagliato. Questo gli ha procurato una forte emorragia che ne ha causato il decesso: a renderlo noto è la Procura di Parma, che oggi diffonde una lunga, lunghissima, nota sulla vicenda dei neonati trovati morti e sepolti nel giardino dell’abitazione di Chiara Petrolini, la ragazza 22enne da oggi è agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere.

“La morte era dovuta ad uno shock emorragico da recisione del cordone ombelicale in assenza di una adeguata costrizione meccanica dei vasi ombelicali, dal momento che il taglio del cordone ombelicale con mancata occlusione meccanica delle sue due arterie e della sua vena (vaso di grande portata ematica), ha determinato un profuso sanguinamento con anemizzazione repentina e decesso del neonato”, si legge nel documento.

I due neonati trovati morti nel giardino di Traversetolo sono nati il 7 agosto 2024 e il 12 maggio 2023. La vicenda di questo precedente bambino era stata inizialmente negata dalla 22enne, che poi in un successivo interrogatorio l’ha però ammessa (gli inquirenti avevano trovato le ricerche online ‘seconda gravidanza’ e ‘secondo parto’), spiegando di aver partorito da sola in bagno e di essersi disfatta della placenta buttandola nel water (e seppellito il bambino in giardino). Il neonato che è stato individuato nella terra il 9 agosto era stato parzialmente disseppellito dal cane, che aveva scavato nel punto in cui il corpicino era stato messo sottoterra avvolto in un lenzuolo.

La Procura, nella nota di 10 pagine firmata dal procuratore capo Alfonso D’Avino, premette a tutto il fatto che per la 22enne deve valere la “presunzione di innocenza” e sottolinea lo “sgomento” sollevato dalla vicenda. I magistrati spiegano poi diffusamente la trafila delle richieste di arresto per la 22enne: la prima richiesta (datata 29 agosto) era stata rigettata dal gip. La seconda richiesta di arresti, invece, dove la Procura contestava il reato di omicidio volontario premeditato (per ora solo per il bambino partorito il 7 agosto) e soppressione di cadavere, il gip la ha accolta, optando però per i domiciliari e non per il carcere come richiesto dalla Procura, e ha ‘ridimensionato’ il reato di soppressione di cadavere con quello di occultamento.

Gli inquirenti, alla luce delle indagini e anche di una serie di ricerche sul web fatte dalla 22enne nei mesi precedenti, sono convinti che Chiara avesse premeditato di uccidere il neonato ben prima del parto. E anzi, che abbia fatto in modo di partorirlo prima della vacanza negli Stati Uniti (il parto è avvenuto due giorni prima) proprio per evitare di trovarsi a gestire parto e travaglio con la famiglia. Tra le altre cose, nel febbraio del 2024 la ragazza aveva cercato informazioni sulla decomposizione di un cadavere. E la mattina del 7 agosto, poco dopo il parto, ha cercato sul telefono “dopo quanto puzza un cadavere”. Una ricerca che proverebbe l’intenzione di disfarsi del corpo e non essere scoperta.

Un altro elemento citato dalla Procura, poi, è il comportamento della ragazza “incompatibile” con la gravidanza in atto: nel corso della gravidanza, hanno spiegato amici e conoscenti, la 22enne ha continuato a bere alcol e fare uso di marijuana. Questo rafforza la tesi della Procura secondo cui “dimostra la decisione, già presa, di non avere a cura la salute del bambino di cui aveva deciso di liberarsi. “Chiara aveva già deciso che il bambino non sarebbe sopravvissuto al parto, e tutto il percorso della gravidanza appare disseminato di indizi che conducono a questa terribile realtà”.

Nella nota della Procura si ricostruisce passo passo il lavoro di indagine (compreso l’interrogatorio della 22enne e le audizioni di genitori e altri testimoni) e anche quello che è accaduto in quei drammatici giorni tra il 6 e il 9 agosto. Il parto sarebbe avvenuto la notte tra il 6 e il 7 agosto nella taverna sottostante l’abitazione dove Chiara vive con la sua famiglia. La ragazza ha sempre continuato a sostenere di aver fatto tutto da sola e che nessuno ne sapesse nulla, nemmeno della gravidanza. I genitori si sono detti ignari di tutto e i magistrati sembrano essere certi che dicano il vero: nella nota si parla di “assoluta inconsapevolezza, in capo ai genitori, e perfino al fidanzato (padre del bambino), dello stato di gravidanza di Chiara”. I pm scrivono che la ritengono un “elemento acquisito”.

Davanti agli inquirenti, sia la madre che il padre hanno anche detto che non sarebbero stati contrari all’idea di avere un nipote. Anzi, il padre ha spiegato di aver più volte detto (anche davanti a Chiara) che gli sarebbe piaciuto diventare nonno. Sospetti? Episodi? Qualche elemento strano era emerso, ma nulla che potesse far presagire l’accaduto. Ecco quali: il padre, la mattina del 7 agosto all’indomani del parto, aveva trovato del sangue nel bagno della taverna (su due tappeti, nel lavandino, sul rubinetto).

Chiara aveva motivato la cosa con un ciclo abbondante e i tappetini erano stati lavati dalla madre della ragazza. Gli inquirenti spiegano poi che la madre avrebbe manifestato un sospetto su una precedente gravidanza – ne ha parlato con Chiara ed è stato registrato da un’intercettazione – ricordandosi un episodio di emorragia avvenuto durante un saggio del fratello l’anno scorso. Il cordone ombelicale del bambino, la 22enne ha detto di averlo tagliato con un paio di forbici trovate in taverna.

traversetolo

Sarebbe stato proprio questa azione maldestra, ed effettuata da personale non medico, a causare il decesso del neonato. La sera del giorno dopo il parto, il 7 agosto, la ragazza ha spiegato di averla trascorsa prima in un bar, poi di aver mangiato la pizza a casa anche con la nonna e poi di aver trascorso la notte con il fidanzato nella taverna di casa. Il giorno ancora dopo, l’8, era andata dall’estetista, poi in giro tra bar, vinerie e locali vari fino a circa le due di notte, con rientro a casa e partenza per gli Stati Uniti.

La Procura non ha dubbi sulla premeditazione. Spiega che Chiara, a più riprese, “si affida al web per acquisire quelle notizie-consigli-suggerimenti-curiosità che solo una struttura sanitaria avrebbe potuto e dovuto esporle”: ha cercato informazioni sulla rottura delle acque (che secondo gli inquirenti è avvenuta intorno all’1 agosto), ad esempio, sul rischio di infezione, sull’ossitocina, sul travaglio. Dopo la rottura delle acque la 22enne avrebbe potuto rivolgersi a medici.

Invece “continua imperterrita per la sua strada, senza consultare chicchessia nè determinarsi a rivolgersi ad una struttura sanitaria per la gestione del parto imminente”. Nei mesi precedenti, invece, la ragazza aveva cercato miriadi di informazioni su come nascondere e schiacciare la pancia (“jeans in gravidanza per nascondere la pancia”; “outfit per nascondere la gravidanza”; “Non voglio che si veda la pancia in gravidanza”; “come non far crescere troppo la pancia in gravidanza”), come indurre il parto e anche su come provocare un aborto spontaneo.

Il quadro, secondo gli inquirenti, è chiaro: “Le ricerche appaiono in gran parte funzionali a quel che – con visione retrospettiva ed alla luce di quel che è successo – sembra essere il disegno che Chiara ha maturato sin dalle prime battute della gravidanza o comunque da quanto ha iniziato a prendere coscienza della gravidanza stessa: la soppressione del proprio figlio, prima, in occasione, o dopo il parto”. Nelle ricerche sul web della ragazza non si trova mai, fa notare la Procura, un riferimento al parto in anonimato o all’affidamento o adozione di un neonato, “che pure avrebbero potuto dimostrarsi vie alternative all’omicidio”.