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Svizzera, donna muore nella capsula del suicidio: diversi arresti

24 settembre 2024 | 17:13
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Svizzera, donna muore nella capsula del suicidio: diversi arresti

Si tratta di una donna di 64 anni del Midwest degli Stati Uniti che soffriva di “grave compromissione immunitaria”

ROMA – La vicenda della “Tesla dell’eutanasia”, il controverso dispositivo noto come Sarco, ha riacceso il dibattito sulla pratica del suicidio assistito, in particolare dopo che in Svizzera è stato segnalato il primo caso di utilizzo che ha portato alla morte di una persona. La capsula, sviluppata da Exit International, è stata utilizzata da una donna di 64 anni originaria del Midwest degli Stati Uniti, la quale soffriva di una grave compromissione del sistema immunitario.

Secondo quanto dichiarato da Florian Willet, co-presidente dell’organizzazione svizzera The Last Resort, affiliata di Exit International, la donna ha scelto di togliersi la vita utilizzando il dispositivo. Willet, l’unica persona presente al momento della morte, ha descritto l’evento come “pacifico, rapido e dignitoso”.

La polizia svizzera ha agito prontamente dopo la notizia del suicidio, arrestando diverse persone coinvolte e aprendo un procedimento penale in relazione alla morte della donna. Il caso ha immediatamente sollevato interrogativi riguardo alla legalità e all’etica dell’utilizzo di tali dispositivi, con le autorità elvetiche che sembrano voler indagare a fondo sulle circostanze dell’evento.

Il Sarco è stato progettato per permettere a una persona di porre fine alla propria vita in modo autonomo, tramite un processo che non richiede l’assistenza diretta di terzi. La capsula per il suicidio assistito ‘Sarco’, che non è mai stata utilizzata prima, è progettata per consentire a una persona all’interno di premere un pulsante che inietta azoto nella camera sigillata. La persona dovrebbe poi addormentarsi e morire per soffocamento in pochi minuti.

Questo particolare aspetto è fondamentale per rientrare nei limiti della legge svizzera, che consente il suicidio assistito purché la persona che si toglie la vita lo faccia senza l’intervento fisico di altri, e che coloro che la aiutano non lo facciano per motivi egoistici o personali.

Nonostante l’apparente conformità del dispositivo Sarco alle leggi svizzere, il procuratore di Stato di Sciaffusa, Peter Sticher, aveva già espresso riserve nei confronti del suo utilizzo. In una lettera inviata agli avvocati di Exit International nel mese di luglio, Sticher aveva avvertito che gli operatori del dispositivo avrebbero potuto essere soggetti a procedimenti penali. In caso di condanna, le pene potrebbero arrivare fino a cinque anni di carcere, a seconda del ruolo svolto e delle circostanze specifiche.

Exit International, attraverso il suo fondatore e medico australiano, il dottor Philip Nitschke, ha dichiarato di aver ricevuto pareri legali che confermavano la legalità dell’uso del Sarco in Svizzera. Nitschke, noto per le sue posizioni radicali sul diritto alla morte assistita, ha difeso il progetto, affermando che esso rappresenta una soluzione umana e dignitosa per coloro che desiderano porre fine alla propria sofferenza. Tuttavia, la polizia svizzera ha mostrato un approccio più rigido, arrestando le persone coinvolte nel caso e avviando indagini approfondite per valutare la conformità del dispositivo alle normative esistenti.

La controversia è stata amplificata dalla decisione delle autorità di trattenere un fotografo del quotidiano olandese Volkskrant, che aveva tentato di documentare l’uso del Sarco durante il suicidio della donna. Questo episodio ha sollevato ulteriori domande sulla trasparenza e sul controllo pubblico in situazioni così delicate.

Mentre il Sarco continua a essere al centro del dibattito pubblico e legale, rimane incerto quale sarà il futuro della capsula in Svizzera. Le autorità dovranno decidere se il suo utilizzo possa essere considerato conforme alla legislazione sul suicidio assistito o se, al contrario, costituisca una violazione delle norme. Nel frattempo, l’episodio ha riacceso il dibattito a livello internazionale sulla libertà di scelta individuale e sul ruolo delle tecnologie nel contesto del fine vita, una questione che divide profondamente l’opinione pubblica e le istituzioni.