Interventi

“Conad Ospizio, quando il Comune è in mano ai privati”

15 ottobre 2024 | 10:14
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“Conad Ospizio, quando il Comune è in mano ai privati”

Karin Silvi, attivista di Coalizione civica: “Se l’amministrazione vuole dimostrare di essere davvero dalla parte del bene pubblico, deve dire no a questo progetto insensato cosi com’è, modificarlo assieme al Conad e difendere il bosco del quartiere”

REGGIO EMILIAIeri in Consiglio Comunale si è discussa una questione che mi sta molto a cuore, visto che sono di quelle parti: il futuro del bosco nel quartiere Ospizio, destinato ad essere abbattuto per fare spazio a un Conad, con annesso un enorme parcheggio, una biblioteca e una Casa della Comunità.

Durante la seduta, gli interventi dei promotori della mozione popolare sono stati esemplari: chiari, oggettivi e supportati da dati scientifici. Tra i relatori, anche un ricercatore del Cnr ha portato il suo contributo, spiegando con precisione l’importanza ecologica di questo bosco. È emerso un dato forte: gli alberi presenti non solo abbassano le temperature della zona, ma assorbono una quantità di inquinamento che difficilmente nuovi alberi decorativi da parcheggio, che il progetto prevede di piantare in sostituzione, potrebbero eguagliare. Per raggiungere lo stesso impatto, servirebbe piantarne 20.000. E sappiamo bene che meno di uno su cinque sopravviverebbe in un contesto simile.

Ma c’è di più. La giustificazione principale per l’abbattimento è che, senza il Conad, non si realizzerebbe la Casa della Comunità in un quartiere che ne ha urgente bisogno. Come è possibile che un’amministrazione pubblica dipenda dalle scelte dei privati per realizzare progetti di interesse comune? Dov’è l’autonomia del Comune?

Tuttavia, una soluzione esiste. Il Conad potrebbe donare il bosco al quartiere, intitolarlo al marchio e offrire a Reggio Emilia un polmone verde in grado di migliorare la qualità della vita dei cittadini. Nel frattempo, potrebbe spostare il suo supermercato in zone che ne hanno effettivamente bisogno, come Rivalta, Vezzano o San Bartolomeo. La Casa della Comunità, invece, potrebbe essere realizzata riqualificando edifici già esistenti nel quartiere Ospizio, come i padiglioni storici del San Lazzaro, riducendo così il consumo di suolo e preservando il verde. Questi edifici potrebbero essere recuperati e destinati alla comunità, offrendo una soluzione più sostenibile e anche economica.

È grave che il destino di questo bosco e del quartiere sia nelle mani di un’azienda, che promette di piantare qualche albero per “compensare” la distruzione di un intero ecosistema. Ancora più grave è che l’amministrazione locale sembri non avere il potere di opporsi, rassegnandosi a dire che “vigilerà” sull’abbattimento. Ma vigilare non basta: serve agire, prendere posizione e difendere il verde e la salute dei cittadini.

Se davvero non ha assolutamente potere l’amministrazione per fare nulla, vuol dire che il comune è in mano a privati. E allora cosa abbiamo dei rappresentanti e delle istituzioni a fare? Se potrebbe agire e invece vuole solo vigilare, è ennesima riprova che ci si è fatti azienda ed impresa invece di organo pubblico, che a contrario dovrebbe intensificare e rafforzare la propria presenza in progetti, proposte ed iniziative.

Se l’amministrazione vuole dimostrare di essere davvero dalla parte del bene pubblico, deve dire no a questo progetto insensato cosi com’è, modificarlo assieme al Conad e difendere il bosco del quartiere. Non servono a niente promesse vaghe di vigilanza: serve che il Comune, quando serve, punti i piedi.

Da un contratto tra parti, se le parti lo vogliono, si può sempre trovare un’intesa efficace. Sennò non è un contratto.

Karin Silvi, attivista di Coalizione civica