Economia |
Economia
/

Imprese, utili triplicati in 10 anni: le briciole ai lavoratori

7 ottobre 2024 | 15:28
Share0
Imprese, utili triplicati in 10 anni: le briciole ai lavoratori

Lo certifica la nuova indagine della Fiom provinciale sui bilanci aziendali, presentata oggi. Vecchi: “Si esce dalla crisi aumentando consumi e salari”

REGGIO EMILIA – Nelle imprese metalmeccaniche reggiane è ormai un dato consolidato quello della diseguaglianza tra lavoro e impresa nella distribuzione della ricchezza prodotta. Lo certifica la nuova indagine della Fiom provinciale sui bilanci aziendali, presentata oggi.

Il report – giunto alla sua sesta edizione, molto più poderosa e articolata delle precedenti – arriva mentre è in corso la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale, nella cui piattaforma unitaria i sindacati hanno chiesto un aumento del salario medio degli operai di 280 euro lordi al mese per i prossimi tre anni (pari a più del doppio dell’inflazione, stimata in circa 125 euro).

L’analisi curata da Matteo Gaddi, del centro studi della Fiom nazionale, risponde così per il sindacato anche alla domanda se tale aumento sia sostenibile per le aziende. “A Reggio Emilia sicuramente sì”, afferma il segretario delle “tute blu” di Reggio Simone Vecchi, sottolineando che questo vale anche per le piccole aziende con meno di 50 dipendenti. In dettaglio la ricerca ha preso in esame tre diversi campioni di imprese provinciali, ovvero le 235 che applicano il contratto nazionale di Federmeccanica, le 331 piccole e le 76 “non sindacalizzate”.

Per ognuna sono stati analizzati i bilanci: dal 2014 al 2023 (dieci anni), dal 2018 – miglior anno economico pre-Covid – all’anno scorso e infine dal 2021 al 2023, cioè il periodo di vigenza dell’ultimo contratto nazionale dei metalmeccanici scaduto il 30 giugno scorso. “Negli ultimi 10 anni – spiega Vecchi – la ricchezza prodotta dai lavoratori nelle aziende metalmeccaniche reggiane ha visto una diseguaglianza nella distribuzione: è cresciuta e si è consolidata la parte che va agli utili e invece si è ridotta la parte che va ai lavoratori, che quella ricchezza l’hanno prodotta”. Dunque “c’è il consolidamento della forbice che misura la diseguaglianza”.

Entrando nel merito dei numeri, Matteo Gaddi segnala: “Nel 2023 le imprese hanno realizzato un utile di quasi 1,6 miliardi, pari ad oltre il 300% in più del 2014. Ma in questo arco di tempo la quota di valore aggiunto prodotto distribuito al lavoro (l’indicatore è il costo del personale, ndr) è calata del 9,8%, come pure quella andata agli investimenti (-6,8%)”. E’ invece aumentato – dell’8,8% – il valore aggiunto destinato ai profitti”.

Altro dato emerso è che i salari nelle aziende dove i sindacati si battono per il contratto sono superiori di circa il 18% rispetto a quelle dove le organizzazioni sono assenti. Vecchi interviene poi sull’allarme lanciato nei giorni scorsi da Unindustria sul calo dell’export provinciale, che per il segretario della Fiom va però “relativizzato sul lungo periodo”.

Sempre dalla ricerca emerge infatti che i valori assoluti del secondo trimestre del 2024 (2 miliardi e 27 milioni) non si discostano da quelli del primo trimestre 2022 (due miliardi e 64 milioni). “C’è una crisi di sistema da cui si esce aumentando i consumi e dunque i salari. Per farlo serve il contratto nazionale e la domanda è se le imprese hanno le risorse per sostenere le nostre richieste: a Reggio Emilia sì”, dice ancora Vecchi. Che infine conferma il “boom” della cassa integrazione denunciato dagli industriali, precisando però: “Ora la fanno anche gli impiegati. Dunque è maggiore il numero di persone che perdono salari”.

Ma non solo: “A fronte di un calo dei fatturati la marginalità d’impresa viene salvaguardata. E’ la conseguenza dell’utilizzo finanziario della cig: cala l’export, cala il fatturato, ma la crisi la pagano solo i lavoratori”, conclude quindi il segretario.