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Migranti in Albania, i giudici: “Devono tornare in Italia”

18 ottobre 2024 | 16:06
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Migranti in Albania, i giudici: “Devono tornare in Italia”

Il provvedimento riguarda i 12 stranieri che si trovano nei centri al di là dell’Adriatico. Bangladesh ed Egitto non sono “paesi sicuri”

ROMA – La recente decisione del tribunale di Roma, che ha ordinato il rientro in Italia di dodici migranti trasferiti in Albania, ha scatenato un acceso dibattito politico tra governo e opposizioni, amplificato da reazioni forti sia sul fronte delle istituzioni che in quello mediatico. La vicenda coinvolge migranti provenienti da Egitto e Bangladesh, soccorsi dalla Guardia di Finanza nelle acque internazionali il 13 ottobre e successivamente trasferiti in Albania a bordo della nave Libra della Marina Militare Italiana.

Il loro trasferimento faceva parte di un accordo tra Italia e Albania volto a trattenere i richiedenti asilo in strutture albanesi, ritenute equiparabili a zone di frontiera italiane, in un tentativo di alleggerire la pressione migratoria sul territorio italiano.

Tuttavia, la sezione immigrazione del tribunale di Roma ha respinto la convalida di questo trattenimento, facendo riferimento a una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 4 ottobre, che stabilisce criteri molto stringenti per considerare un Paese come “sicuro” per il trattenimento dei migranti. La sentenza afferma che un Paese deve essere sicuro in ogni parte del suo territorio e per tutte le persone, escludendo così qualsiasi forma di persecuzione, discriminazione o tortura. Nel caso specifico, né l’Egitto né il Bangladesh soddisfano questi requisiti, il che ha portato alla decisione di annullare il trasferimento e di riportare i migranti in Italia.

La presidente della sezione, Luciana Sangiovanni, ha spiegato che la decisione è vincolante per i giudici italiani e per l’amministrazione, essendo basata sui principi stabiliti dalla Corte europea. I migranti, quindi, devono essere rimpatriati in Italia dove potranno far valere il loro diritto di asilo, dal momento che i centri in Albania non possono essere considerati legali secondo le norme europee. Il ritorno sarà effettuato via nave, con un traghetto che partirà da Shengjin diretto a Bari. I migranti avranno poi 14 giorni per presentare ricorso contro la bocciatura delle loro richieste di asilo. Tuttavia, dato che i dinieghi iniziali erano stati emessi seguendo le procedure rapide di frontiera, ora ritenute non applicabili, è molto probabile che le loro domande saranno esaminate nuovamente seguendo le procedure ordinarie, che richiedono tempi più lunghi.

Questa sentenza ha alimentato un forte dibattito politico in Italia. Da un lato, le opposizioni, rappresentate da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, +Europa e Alleanza Verdi e Sinistra, hanno criticato duramente il governo, sostenendo che l’intera operazione Albania sia stata un fallimento. La segretaria del PD, Elly Schlein, ha parlato di “danno erariale” per l’inefficiente utilizzo delle risorse pubbliche, accusando il governo di aver sprecato denaro in un’iniziativa fallimentare. Anche Carlo Calenda, leader di Azione, ha definito l’accordo con l’Albania una “costosissima presa in giro”. La critica delle opposizioni non si è fermata qui: hanno chiesto all’Unione Europea di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia, ritenendo che le misure adottate nell’accordo con l’Albania violino le normative europee.

Dall’altro lato, la maggioranza di governo ha reagito in modo feroce, attaccando i giudici per la decisione presa. Il partito Fratelli d’Italia, attraverso un post sui social, ha accusato la magistratura di essere politicizzata e di agire in favore delle opposizioni. In un post su X (ex Twitter), il partito ha scritto: “Assurdo! In aiuto della sinistra parlamentare arriva quella giudiziaria”, accompagnato da una grafica con una toga rossa, un riferimento simbolico alla presunta politicizzazione della magistratura. Anche la Lega ha espresso il proprio sdegno, definendo l’ordinanza “particolarmente inaccettabile e grave” e sostenendo che i giudici pro-immigrati dovrebbero candidarsi alle elezioni se vogliono influire sulla politica.

La premier Giorgia Meloni ha commentato l’intera vicenda con dure parole, esprimendo sconcerto per il fatto che alcune forze politiche italiane abbiano chiesto all’Europa di punire il proprio Paese. In un post su X, ha scritto: “Alcuni partiti italiani stanno di fatto sollecitando l’Europa a sanzionare la propria Nazione e i propri cittadini, con il solo obiettivo di colpire politicamente questo governo. Una vergogna che non può passare inosservata”. Il governo vede nella decisione del tribunale una battuta d’arresto nei suoi sforzi per affrontare l’emergenza migratoria con misure più rigide, in particolare attraverso accordi con Paesi terzi come l’Albania, che mirano a trattenere i migranti fuori dal territorio italiano.