Editoriali

Seta è nel caos, ma per uscirne serve una decisione politica

3 ottobre 2024 | 18:22
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Seta è nel caos, ma per uscirne serve una decisione politica

La strada è quella di pagare meglio gli autisti, ma significa dire addio al pareggio di bilancio: oppure aumentare gli abbonamenti. La prima porta deficit e la seconda è impopolare. Ma non si possono lasciare le cose come stanno

REGGIO EMILIA – Guasti, studenti costretti a restare a piedi o che non possono salire su bus strapieni, genitori che devono andare a prendere i figli e chiedere permessi sul lavoro. L’avvio della scuola, come sempre, coglie impreparata la nostra azienda trasporti, Seta, che ripropone ogni anno gli stessi problemi.

Siamo di fronte, oramai, a un’azienda di trasporto pubblico che, di fatto, non riesce più a garantire, con regolarità il servizio base del trasporto (lasciamo perdere la qualità, per carità) a studenti che pagano un abbonamento, per il trasporto urbano, di 240 euro l’anno.

Come documentato dal nostro giornale solo stamattina, sulla linea 9, gli studenti sono stati costretti, per ben due volte, la mattina poco dopo le 7 e alle 13, a scendere dal mezzo e a prenderne un’altro per dei guasti. Segno che, oltre alla scarsità di autisti, l’azienda ha anche qualche problemino di manutenzione sui propri mezzi.

Il sindaco di Reggio Emilia, Marco e Massari e il presidente della Provincia, Giorgio Zanni, hanno incontrato recentemente i vertici di Seta chiedendo “un cambio di passo”. L’azienda è una società mista, con una quota pubblica detenuta dagli enti locali di Modena, Reggio Emilia e Piacenza ed una quota privata posseduta da Herm-Holding Emilia Romagna Mobilità S.r.l. e da Tper S.p.A.

In sostanza è totalmente pubblica. L’ultimo bilancio di Seta ha chiuso con un utile di 60mila euro circa, sostanzialmente in pareggio. Il problema, da quanto dice l’azienda, è che non si trovano autisti e i sindacati dicono che non si trovano perché sono pagati troppo poco. Con pochi autisti le corse calano e non si riescono a soddisfare gli utenti. La soluzione, quindi, sta nel pagare di più gli autisti (ma a questo punto andare in perdita), oppure fare pagare di più gli abbonamenti e i biglietti per coprire i maggiori costi. Il pareggio di bilancio, migliorando il servizio, senza toccare il costo degli abbonamenti è un miraggio.

Entrambe le decisioni sono di natura politica. Massari e Zanni, quindi, più che chiedere un cambio di passo ai vertici di Seta dovrebbero chiedersi se sono disposti a percorrere una delle due soluzioni, perché è evidente che, a bocce ferme, non ci sono altre scelte. Continuare a chiedere ai cittadini di utilizzare i mezzi pubblici per non inquinare, come spesso fanno i nostri politici, è ridicolo se poi non si dispone di un servizio pubblico efficiente. Per farlo occorrono buoni manager, ma servono anche più soldi. Strigliare i dirigenti non basta: serve anche una scelta politica. Ne avranno il coraggio i nostri amministratori?