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Tragedia di Leguigno, l’assessore Giorgi: “Non è una fatalità”

18 ottobre 2024 | 10:04
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Tragedia di Leguigno, l’assessore Giorgi: “Non è una fatalità”

Il membro della giunta Costi la pensa diversamente dal suo sindaco: “E’ un evento tragico e doloroso che poteva e doveva essere evitato”

CASINA (Reggio Emilia) – “Uscire per andare a fare una passeggiata con la famiglia, con un proprio nipote, semplicemente da soli. Uscire per andare a raccogliere i funghi, le noci o le castagne. Non averne la libertà perché il rischio è troppo grosso. Quanto accaduto ieri era un fatto pre annunciato da tempo. Non si tratta di una dolorosa fatalità. E’ un evento tragico e doloroso che poteva e doveva essere evitato”.

Lo scrive Alessandro Torri Giorgi, assessore alla cultura e al turismo del Comune di Casina che, in un post su Facebook, commenta così la tragica uccisione di Marco Gentili, il 68enne scambiato per un cinghiale da un cacciatore durante una battuta di caccia mercoledì mattina.

L’opinione sulla drammatica vicenda di Giorgi è decisamente diversa da quella del sindaco Stefano Costi che oggi, sulla Gazzetta di Reggio, dice: “Il fatto che a Leguigno ci sia la riserva di caccia non fa la differenza. Il cinghiale si caccia anche senza, si caccia ovunque, rispettando, ovvio, le regole imposte dalle leggi che sono stabilite non certo a livello comunale. C’è una legge regionale che prevede la caccia di selezione, per tenere sotto controllo il numero di esemplari. Io, come sindaco, posso anche fare un’ordinanza che vieti la caccia perché la considero pericolosa, ma poi non so neppure se sarebbe valida”.

Giorgi

La pensa diversamente Giorgi che aggiunge: “Come tanti anche io mi sono visto e trovato i cacciatori troppo vicino a casa, troppo vicino al campo che coltivo con mia moglie ed il mio bambino. Ho paura dei cinghiali? No. Ho paura del lupo? No. Ho paura dei cacciatori che sparano troppo vicino a me, alla mia famiglia, ai turisti e alle persone in generale? Sì. Ho paura di chi con le armi in mano limita la mia libertà. Ho paura di chi improvvisamente, tutelato dalle leggi italiane (questo va detto), diventa proprietario di campi e boschi. Oggi è vero che ci sono due famiglie rovinate, ma la mia vicinanza va tutta a chi ha perso un padre, un marito, un fratello, un amico, un vicino di casa adorabile”.

Conclude Giorgi: “La scelta di imbracciare un fucile e sparare per divertimento (perché non si tratta sicuramente di necessità alimentare) rimane appunto una scelta. Imbracciare un fucile e sparare non è una fatalità, è una scelta. Non si può fare nulla? No, se si vuole si può fare qualcosa. Che non si voglia fare nulla, invece, è un altro discorso”.