Oltre 300 rappresentanti sindacali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil di 270 aziende metalmeccaniche del territorio che impiegano in totale 30.000 operai, si sono riuniti stamattina al circolo Pigal
REGGIO EMILIA – A Reggio Emilia una mobilitazione così non si vedeva da più di otto anni. Oltre 300 rappresentanti sindacali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil di 270 aziende metalmeccaniche del territorio che impiegano in totale 30.000 operai, si sono riuniti stamattina al circolo Pigal in un attivo unitario dei delegati per fare il punto sull’andamento della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale e programmare le iniziative per perorare l’accoglimento delle loro richieste.
All’assemblea hanno preso parte anche i segretari nazionale di Fiom Michele De Palma e Uilm Luca Colonna, insieme a Roberta Castronuovo, dell’esecutivo nazionale della Fim. In dettaglio, nella piattaforma presentata, i sindacati rivendicano aumenti mensili di 280 euro lordi medi nell’arco di tre anni, percorsi di stabilizzazione per i precari, maggiori diritti negli appalti, più coinvolgimento delle Rsu nelle decisioni aziendali e gestione transizione energetica senza esuberi.
La controparte aziendale, denunciano invece le sigle, “ha proposto un contratto di quattro anni invece che di tre, non un euro di aumento in più dell’inflazione, nessun nuovo strumento per ridurre la precarietà, zero risposte sul mondo degli appalti e nessuna novità sul coinvolgimento delle Rsu nelle decisioni aziendali”.
Dunque, spiega il segretario della Uilm, Luca Colonna, “Stiamo facendo assemblee con i lavoratori in fabbrica e attivi provinciali come quello in corso ora a Reggio Emilia e stiamo parlando con le persone perché la prima cosa che dobbiamo fare è spiegare cosa è successo, cioè che Federmeccanica e Federmeccanica-Assistal, le due associazioni che aderiscono a Confindustria e che rappresentano le imprese metalmeccaniche si stanno sottraendo al confronto negoziale, stanno proponendo di pagare poco e di non parlare di riduzione dell’orario di lavoro”.
Pertanto, aggiunge Colonna, “cerchiamo di sensibilizzare le persone alle nostre ragioni e poi faremo pressione sulle aziende con i primi scioperi, degli avvertimenti, perché il contratto vogliamo rinnovarlo, ma bene e come diciamo noi”.
Michele De Palma, numero uno delle tute blu della Cgil, aggiunge: “L’80% del valore che è stato generato dalla fatica dei lavoratori è stato preso dalla ripartizione dei dividendi tra gli azionisti e dagli stipendi degli amministratori delegati. Del restante 20% la cosa che colpisce è che sarebbe dovuto andare al salario degli operai e agli investimenti, ma il 60% di questi investimenti non sono stati fatti sugli impianti, sulle fabbriche e sulla ricerca e sviluppo, bensì sono stati destinati- e non lo diciamo noi ma uno studio dell’università di Roma- alla diversificazione finanziaria”.
Quindi, prosegue De Palma, “è tempo di salvare l’industria metalmeccanica nel nostro Paese aumentando i salari e investendo. Per questo la nostra piattaforma non vuole solo aumentare le retribuzioni dei lavoratori ma anche l’occupazione, in una fase complessa come quella di transizioni che stiamo attraversando”.
Il segretario della Fiom aggiunge poi: “Le politiche industriali mancano da moltissimo tempo e ora ne paghiamo il prezzo rischiando una desertificazione industriale. L’unico modo per fermare questo processo è un pacchetto straordinario di risorse e interventi da parte del Governo e dell’Unione europea”. E parlando di automotive sottolinea: “La scelta del Governo di tagliare 4 miliardi dal fondo per la transizione dell’automotive e di destinarli ad altri capitoli di spesa ci dice della cecità con cui l’esecutivo sta affrontando un nodo centrale per l’industria del nostro Paese, al punto che non si riesce neanche ad avere un confronto a Palazzo Chigi con le imprese del settore, compresa Stellantis”.
De Palma chiude sullo sciopero generale contro la legge di bilancio del prossimo 29 novembre, in cui Cgil e Uil non saranno invece affiancate dalla Cisl. “Il covid- dice- non ci ha insegnato nulla. La manovra va nella direzione opposta di quello che servirebbe. Ad esempio ai metalmeccanici occorrerebbe una legge che riduca l’orario di lavoro e detassi gli aumenti del contratto di lavoro mentre invece si fanno i concordati. Ecco perché noi scioperare il 29 è in continuità con gli scioperi che faremo per il nostro contratto”.
Roberta Castronuovo, mette invece l’accento su alcune rivendicazioni nel Ccnl: “Gli appalti- spiega- sono un modo per abbassare le retribuzioni attraverso il dumping, cioè applicando contratti meno costosi di quello nazionale, ma anche un modo per fare entrare l’illegalità nelle aziende. Quindi per noi agire su appalti e precarietà vuol dire rendere sostenibile la governance delle aziende, soprattutto nel nostro territorio”.
Inoltre, aggiunge Castronuovo: “Vogliamo rendere più esigibili diritti che abbiamo già conquistato come la formazione e lo smart working, che potrebbero anche rendere il settore attrattivo per i giovani”. L’esponente della Fim Cisl, precisa infine sullo sciopero generale: “Le valutazioni sulla manovra di bilancio non sono politiche o partitiche, ma nel merito. Per il contratto abbiamo finito la trattativa e abbiamo proclamato lo sciopero, mentre col Governo siamo ancora al tavolo, e riteniamo di poter milgiorare i documenti attraverso la trattativa”.