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Via Luxemburg, nuovo cemento: via libera alle villette

7 novembre 2024 | 11:07
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Via Luxemburg, nuovo cemento: via libera alle villette

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del Comune: sono trenta case che occuperanno suolo per circa 15.000 metri quadri

REGGIO EMILIA – Dopo il nuovo supermercato Conad inaugurato nell’estate del 2022, potenziale nuovo cemento incombe su via Luxemburg a Reggio Emilia. E se il piano urbanistico generale della città ha previsto la cancellazione di 5,5 milioni di metri quadrati di aree urbanizzabili, nell’area potrebbero sorgere una trentina di villette occupando nuovo suolo per circa 15.000 metri quadri (l’area di circa due campi da calcio).

Si tratta dell’esito di una complessa vicenda giudiziaria che ha visto opposti il Comune di Reggio e tre imprese edili, a cui il Consiglio di Stato ha messo fine con una sentenza emessa il 3 ottobre (e pubblicata ieri). Tutto è iniziato nel 2011, quando l’ente di piazza Prampolini aveva avviato il cosiddetto Poc (piano operativo comunale) per nuovi insediamenti urbani nel comparto di via Luxemburg.

Con la prima approvazione datata 2013, l’area era stata divisa in due: una parte aveva come soggetto attuatore Conad Centro Nord (che ha poi realizzato il suo punto vendita), mentre l’altra vedeva protagonisti l’Immobiliare Campani e due privati, con cui è stato stretto un accordo nel 2015.

Passati cinque anni, le società non sono tuttavia riuscite ad ultimare i progetti ed i relativi piani attuativi (Pua). Il Comune aveva pertanto cancellato l’edificabilità di quelle aree in via Luxemburg, basandosi su una specifica legge regionale secondo cui il procedimento era da annullare in quanto non concluso nei termini previsti. I privati si sono quindi rivolti al Tar di Parma che ha dato loro ragione sulla possibilità di proseguire l’operazione immobiliare, senza però riconoscere nessun danno economico ai costruttori, che avevano avanzato richieste milionarie.

Il Consiglio di Stato, esprimendosi su ricorso del Comune di Reggio per la riforma della sentenza di primo grado, lo ha infine definito “infondato”, respingendolo. Le spese di lite sono state compensate tra le parti (fonte Dire).