Cassa integrazione, Reggio Emilia fra le più colpite in Italia
Siamo sesti con quasi 7 milioni di ore in nove mesi. Il balzo del 142% rispetto a un anno fa ci mette invece al primo posto
REGGIO EMILIA – Quasi 7 milioni di ore di cassa integrazione, nella provincia di Reggio Emilia, fra gennaio e settembre 2024: un balzo del 142% in più rispetto allo stesso periodo di un anno fa. La media di ore ad impresa è di 130 ore. Secondo il report del Centro studi dell’associazione Lavoro & Welfare, pubblicato da Il Sole 24 Ore, dopo Vicenza, Treviso, Taranto, Varese e Modena, la nostra è la provincia più colpita in Italia.
Se invece andiamo a vedere le province dove è maggiormente aumentato lo stock di ore di cassa integrazione autorizzate, rispetto all’anno scorso, la nostra provincia è al primo posto in Italia. Il settore più colpito dalla cassa integrazione è quello della meccanica.
Sono dati che non stupiscono perché sono figli di una profonda crisi nei settori nei quali si è specializzata l’industria reggiana: componentistica per l’auto (crisi dell’automobile e della Germania, zavorrata dal costo dell’energia e dallo stop agli scambi economici con la Cina), meccanica agricola e materiali per l’edilizia (esaurimento degli effetti del 110% e dei superbonus per l’edilizia).
Si tratta anche di un primo effetto del rallentamento della crescita (con il Pil provinciale 2024 previsto in aumento dello 0,9% contro l’1,3% ipotizzato a luglio) dovuto soprattutto alle difficoltà dell’industria (stimato un calo dell’1,5% a fine anno).
Il segretario provinciale della Fiom, Simone Vecchi, aveva già dato un giudizio, un paio di settimane fa, su questo balzo della cassa integrazione che riportiamo di nuovo: “Più che un’emergenza, c’è una situazione strutturale di crisi economica dell’industria manifatturiera europea che colpisce anche il nord Italia e soprattutto il nostro territorio. Una crisi che viene pagata dai lavoratori che perdono centinaia di euro al mese e vedono a rischio il posto di lavoro”.
E aveva aggiunto: “Agli industriali reggiani che anche oggi sono riuniti per discutere del contratto nazionale vogliamo dire che non si può utilizzare un anno di crisi per giustificare il mancato rinnovo del Ccnl. Perché le imprese reggiane per anni hanno accumulato e visto crescere gli utili a discapito della redistribuzione a favore dei salari. Quindi bisogna tirare fuori tutta la responsabilità del caso, evitare i conflitti e cercare di fare il contratto”.