
Sindacati e associazioni riuniti per la prima volta in un unico appello: “Servono ammortizzatori in deroga o crolla il sistema”
REGGIO EMILIA – Sono numeri che mettono paura quelli descritti questa mattina nella conferenza stampa convocata da Fim Fiom Uilm Cna e Lapam Confartigianato.
Scrivono le associazioni e le organizzazioni sindacali riuniti per la prima volta in un unico appello: “Le aziende metalmeccaniche reggiane dell’artigianato sono quelle più colpite da ammortizzatori sociali in tutta Italia. Senza ammortizzatori in deroga stanziati dal governo nei prossimi mesi un intero sistema locale rischia di collassare”.
I numeri della crisi
- 127 aziende stanno utilizzando FSBA (la cassa integrazione di settore finanziata da lavoratori e imprese tramite apposito fondo bilaterale), coinvolgendo oltre 1.000 lavoratori con stipendi ridotti.
- Nel 2023, 201 imprese hanno fatto ricorso a questi strumenti, toccando più di 1.500 addetti.
- 31 aziende sono all’ultimo mese di ammortizzatori garantiti: quasi 200 lavoratori rischiano il licenziamento imminente.
Dal 2023 ad oggi, le aziende che utilizzano ammortizzatori sociali sono triplicate (+319%), un dato che testimonia il collasso di un settore che rappresenta l’ossatura del sistema industriale locale. Le imprese artigiane metalmeccaniche sono infatti strettamente legate alla manifattura locale, fungendo da fornitori e contoterzisti per le grandi industrie.
Attualmente FSBA garantisce per centinaia di imprese, soprattutto metalmeccaniche, per un massimo nel biennio mobile di 130 giornate. In queste giornate il personale posto in cassa integrazione riceve un compenso dal Fondo bilaterale pari a quello che ricevono i colleghi delle imprese industriali in cassa integrazione (ordinaria o straordinaria) dall’Inps.
Continuano sindacati e associazioni di categoria: “Dall’inizio dell’anno 201 aziende hanno utilizzato gli ammortizzatori sociali del settore, coinvolgendo oltre 1500 addetti, e di queste sono 31 le aziende all’ultimo mese garantito, oltre al quale potranno partire licenziamenti e purtroppo il rischio di chiusura di intere aziende”.
In queste 31 aziende lavorano quasi 200 lavoratrici e lavoratori che nelle prossime settimane rischieranno il posto di lavoro, perché con la fine degli ammortizzatori sociali nelle loro aziende diminuiranno gli strumenti per evitare i licenziamenti. Stiamo parlando di un settore, quello metalmeccanico artigiano del nostro territorio, molto radicato e strettamente legato all’industria metalmeccanica locale, che vede nelle piccole imprese artigiane i propri fornitori e contoterzisti.
Prosegue la nota: “I licenziamenti e le chiusure di piccole aziende artigiane sono un dramma sociale per lavoratori e per le imprese e un rischio per l’intero sistema della metalmeccanica locale che vedrà perdere un patrimonio di competenze e relazioni consolidata in decenni”.
Dal 2023 ad oggi sono quadruplicate le aziende che fanno utilizzo di ammortizzatori sociali (+319%), e allo stato attuale “non si vedono all’orizzonte segnali di ripresa” affermano i rappresentanti locali di lavoratori e imprese artigiane metalmeccaniche.
Le cause della crisi
I fattori che hanno portato a questa situazione sono molteplici e interconnessi:
- Aumenti dei tassi di interesse che hanno frenato gli investimenti.
- Crisi economica tedesca, con ripercussioni sull’industria del nord-est italiano.
- Riduzione delle esportazioni verso Cina e Stati Uniti.
- Calo del potere d’acquisto che ha danneggiato la domanda interna.
- Incertezze geopolitiche legate ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente.
Nelle prossime settimane aumenteranno le imprese meccaniche artigiane che esauriranno le 130 giornate di FSBA, e senza l’intervento di un fondo straordinario per ammortizzatori in deroga da parte del Governo, a queste imprese e questi lavoratori non sarà data la possibilità di superare la crisi e agganciare una auspicata ripresa economica. L’appello delle parti sociali del settore metalmeccanico è quindi a tutte le istituzioni coinvolte e al Governo in particolare.
Concludono sindacati e associazioni: “Servono politiche industriali sia a livello europeo che nazionale, politiche oggi poco incisive per difendere quel bene fondamentale che è l’industria e la manifattura del nostro Paese, ma soprattutto servono con urgenza ammortizzatori in deroga se non si vuole arrivare a un punto di non ritorno del nostro sistema manifatturiero metalmeccanico”.
A conclusione della conferenza stampa i rappresentanti di Cna Lapam Confartigianato Fiom Fim Uilm fanno notare un aspetto: “Nella nostra storia non era mai capitato che rappresentanti delle imprese e dei lavoratori sedessero dalla stessa parte e prendessero parola insieme, per dire le stesse cose, denunciando gli stessi problemi e proponendo le stesse soluzioni se questo è accade, ed è un fatto storico, è per il senso di responsabilità che abbiamo nei confronti di chi rappresentiamo e del territorio in cui viviamo, per questo ci aspettiamo che le istituzioni e soprattutto il Governo non restino sordi”.