Editoriali

Falce e carrello, dal sogno del socialismo a quello della raccolta punti

2 dicembre 2024 | 16:19
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Falce e carrello, dal sogno del socialismo a quello della raccolta punti

La vicenda del Conad di Ospizio è stata sicuramente malgestita politicamente dall’assessore Pasini, ma dimostra come, oramai, la politica sia debole di fronte ai poteri economici

REGGIO EMILIA – C’erano un tempo la falce e il martello, simbolo che da queste parti era piuttosto in voga e rappresentava i contadini e gli operai, ma, oggi, oramai, prendendo a prestito il titolo di un fortunato libro scritto dal fondatore di Esselunga, Bernardo Caprotti, da queste parti si potrebbe parlare di falce e carrello dopo la vicenda del Conad di Ospizio. Da contadini e operai, che inseguivano il sogno del socialismo, a consumatori che fanno la raccolta punti per ottenere qualche sconto con il Comune che continua a far nascere centri commerciali maledicendo poi la desertificazione del centro storico.

Perché, se è vero che, oramai, l’amministrazione non poteva più fare nulla per opporsi ai diritti edificatori della società cooperativa, è altrettanto vero che l’epilogo cementificatorio è l’ennesima dimostrazione di come la politica sia sempre più prona ai poteri forti economici.

La vicenda è stata sicuramente malgestita politicamente dall’assessore Carlo Pasini che ha candidamente ammesso, in commissione, che c’era poco da fare e che tanto valeva chiudere l’accordo con Conad. In questo modo ha, di fatto, esautorato il consiglio comunale e ha reso del tutto inutile la raccolta firme di tremila cittadini. Non proprio un bello spettacolo.

Ma Pasini, d’altronde, ha sviluppato tutta la sua carriera in Iren (a proposito di poteri forti…) e in studio Alfa. Di politica ne mastica poca. Forse sarebbe stato meglio che qualcuno, vicino a lui, lo consigliasse meglio. Ma tant’è, oramai il pasticcio è stato fatto.

Resta la sgradevole impressione di una politica (per carità, non solo quella reggiana) debole nei confronti dei poteri forti. Che si inchina e celebra i poli industriali realizzati da Max Mara a Mancasale e alle pretese (legittime) di Conad, ma fa fatica a fare la voce grossa con le bollette di Iren che schizzano alle stelle e poi, magari, se la prende con quattro poveracci che verranno sfrattati senza tanti complimenti dai palazzoni di via Paradisi in nome della gentrificazione del quartiere.

Che dire… si è persa l’occasione per dimostrare, sempre per utilizzare un altro slogan, questa volta di Conad, che siamo anche “persone oltre alle cose”. Invece, purtroppo, siamo solo falce e carrello, anzi, pardon, cemento e carrello.