
Il sindacato ha chiesto di essere riconosciuta parte civile nel processo che si è aperto ieri a Bologna sulle vicende a sfondo mafioso del Comune di Brescello
REGGIO EMILIA – “Che il nostro territorio sia stato e sia tuttora permeato da attività criminali ‘ndranghetiste è un fatto non contestabile. Con questo atto intendiamo dunque proseguire a portare avanti un ulteriore strumento a contrasto di questa presenza che non deve trovare, nei nostri territori, alcun tipo di asilo”.
Così la Cgil di Reggio Emilia spiega il motivo per cui ha chiesto di essere riconosciuta parte civile nel processo che si è aperto ieri a Bologna sulle vicende a sfondo mafioso del Comune di Brescello (già sciolto per infiltrazioni nel 2016) e che vede tra gli imputati anche gli ex sindaci Giuseppe Vezzani e Marcello Coffrini, accusati di “concorso esterno” al clan Grande Aracri.
“Si tratta di un processo che segue il filone delle attività della cosca nei territori emiliani” sottolinea Luca Chierici, membro della segreteria della Cgil reggiana, ricordando che “in un territorio permeato da attività malavitose anche i diritti di chi lavora vengono inevitabilmente compromessi”.
La “Cgil è tra le organizzazioni che da sempre tenta di contrastare ed arginare i fenomeni criminali percé impediscono l’effettivo esercizio dei diritti e della dignità nel lavoro”, aggiunge il sindacalista. Pertanto “la volontà di costituirci parte civile è un modo per affermare una chiara scelta di campo e per confermare l’importanza che la difesa di contesti di legalità ha per la vita in collettività e per il mondo del lavoro”, conclude Chierici.