Acqua potabile, pericolo Pfas: Reggio Emilia settima in Italia

La presenza di queste sostanze chimiche dannose per la salute è al centro del rapporto “Acque senza veleni” di Greenpeace
REGGIO EMILIA – La nostra città si posiziona al settimo posto in Italia per concentrazione di Pfas nelle acque potabili, secondo un’indagine indipendente condotta da Greenpeace Italia nei mesi di settembre e ottobre 2024. Questo dato allarmante emerge da un’analisi che ha coinvolto 260 campioni prelevati in 235 comuni italiani, portando alla luce una contaminazione diffusa in tutto il Paese.
I Pfas, noti anche come “inquinanti eterni”, sono sostanze chimiche utilizzate dagli anni ’50 in vari processi industriali e prodotti di consumo, grazie alle loro proprietà idrorepellenti, antimacchia e resistenti al calore. Tuttavia, la loro lenta degradazione li rende altamente persistenti nell’ambiente, con gravi conseguenze per la salute e l’ecosistema.
La situazione a Reggio Emilia e nelle altre città italiane
Le analisi condotte da un laboratorio indipendente hanno rilevato PFAS nel 79% dei campioni analizzati a livello nazionale. In particolare, Reggio Emilia si trova in compagnia di città come Milano, Arezzo, Perugia, Vicenza e Ferrara, dove sono state registrate concentrazioni elevate di queste sostanze.
I risultati più critici sono stati riscontrati al Nord e in Sardegna. Tra i comuni interessati spiccano anche Ferrara e Comacchio in Emilia-Romagna, Milano in Lombardia, e Arzignano e Padova in Veneto. In alcune zone di Milano, i livelli di contaminazione hanno raggiunto valori preoccupanti, come i 58,6 nanogrammi per litro rilevati in Via delle Forze Armate.

Le molecole più pericolose: PFOA e PFOS sotto accusa
Tra le sostanze rilevate, le più pericolose sono:
- PFOA: classificato come cancerogeno, presente nel 47% dei campioni analizzati.
- PFOS: possibile cancerogeno, trovato nel 22% dei campioni.
- TFA: un PFAS a catena corta, presente nel 40% dei campioni, è il più abbondante in termini di quantità.
Queste sostanze, oltre a contaminare l’acqua, possono accumularsi nel corpo umano, causando danni alla tiroide, al fegato, al sistema immunitario e alla fertilità.
Un quadro normativo inadeguato
Ad oggi, in Italia non esistono limiti normativi per i PFAS nelle acque potabili. La direttiva europea 2020/2184, che entrerà in vigore nel gennaio 2026, stabilirà un limite di 100 nanogrammi per litro per la somma di 24 molecole PFAS, ma esperti e organizzazioni come Greenpeace ritengono questo valore insufficiente per proteggere la salute pubblica.
Confrontando i dati italiani con i limiti di altri Paesi:
- 41% dei campioni analizzati supera i parametri adottati in Danimarca.
- 22% dei campioni eccede i valori di riferimento stabiliti negli Stati Uniti.
L’appello di Greenpeace: il governo deve agire
Greenpeace denuncia l’immobilismo del governo italiano di fronte a questa emergenza. “È paradossale che, nonostante le prove inconfutabili sui danni dei PFAS, l’Italia continui a non intervenire con leggi che vietino la loro produzione e utilizzo”, afferma l’organizzazione.
La contaminazione delle acque potabili è un problema che riguarda milioni di italiani, compresi i cittadini di Reggio Emilia. Greenpeace esorta il governo Meloni a intraprendere azioni immediate per tutelare la salute pubblica, garantendo acqua pulita e sicura per tutti.
PFAS: cosa sono e perché sono pericolosi
I PFAS sono sostanze chimiche estremamente versatili, utilizzate in prodotti come tappeti, pentole antiaderenti, tessuti impermeabili e schiume antincendio. Tuttavia, la loro resistenza li rende una minaccia ambientale e sanitaria:
- PFOA e PFOS sono stati collegati a casi di cancro e interferenze con il sistema endocrino.
- Altri PFAS possono compromettere la funzionalità del fegato, della tiroide e del sistema immunitario.