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Caso Almasri, Meloni indagata per favoreggiamento e peculato

28 gennaio 2025 | 18:15
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Caso Almasri, Meloni indagata per favoreggiamento e peculato

Insieme al sottosegretario Alfredo Mantovano e ai ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi

ROMA – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme al sottosegretario Alfredo Mantovano e ai ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi, è indagata dalla Procura di Roma per i reati di favoreggiamento e peculato. L’inchiesta riguarda il controverso rimpatrio del comandante libico Almasri.

A dare la notizia è la stessa premier, che attraverso un video pubblicato sui suoi canali social ha annunciato di aver ricevuto un avviso di garanzia firmato dal procuratore Francesco Lovoi. “Lo stesso procuratore — ricorda Meloni — che aveva già portato avanti il processo contro Matteo Salvini per sequestro di persona.”

Secondo quanto riferito dalla presidente del Consiglio, l’indagine sarebbe scaturita da una denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, noto per aver difeso pentiti di mafia come Tommaso Buscetta e Giovanni Brusca.

Nel suo messaggio, Meloni ha parlato di una vicenda dai contorni singolari, sottolineando come la tempistica dell’arresto internazionale nei confronti di Almasri sia stata anomala. “La Corte Penale Internazionale ha emesso il mandato dopo mesi di riflessione, proprio mentre Almasri stava per entrare in Italia, nonostante avesse soggiornato tranquillamente per 12 giorni in altri Paesi europei”, ha spiegato la premier.

Meloni ha inoltre ribadito la legittimità delle scelte governative: “La richiesta di arresto non è mai stata trasmessa al Ministero della Giustizia italiano come previsto dalla legge. Di fronte alla mancata convalida dell’arresto da parte della Corte d’Appello di Roma, abbiamo deciso di procedere con l’espulsione immediata per motivi di sicurezza nazionale”.

Immediata la reazione degli alleati politici. Matteo Salvini, vicepremier e ministro dei Trasporti, ha commentato con parole dure: “Vergogna, vergogna, vergogna. Lo stesso procuratore che mi accusò a Palermo ora ci riprova a Roma con il governo di centrodestra. Riforma della giustizia subito!”.

Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso pieno sostegno: “Sono dalla parte di Giorgia Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano. Queste scelte suonano come una ripicca contro la riforma della giustizia”.