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Coop sociali reggiane: “Almasri libero, schiaffo a migranti”

24 gennaio 2025 | 15:56
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Coop sociali reggiane: “Almasri libero, schiaffo a migranti”

I presidenti: “Chi accogliamo ci racconta le torture subite, si è messo al riparo dalla giustizia un uomo accusato di crimini contro l’umanità”

REGGIO EMILIA – “Uno schiaffo verso i migranti e le loro sofferenze”. Così i presidenti delle cooperative sociali di Reggio Emilia impegnate nell’accoglienza dei migranti (Consorzio Oscar Romero, Dimora d’Abramo, L’Ovile, Papa Giovanni XXIII, Madre Teresa, La Vigna e Ceis) commentano la scarcerazione per un vizio di forma nell’arresto e l’immediato rimpatrio con un volo di Stato di Najeem Osama Almasri Habish, il libico sul quale pendeva un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità.

“E’ sconcertante la rapidità con la quale si è proceduto al rimpatrio di un uomo di cui è ben nota la pratica della tortura su donne, giovani e uomini spinti dalla disperazione in terra libica, in cerca di una via di fuga da guerre, persecuzioni e povertà estrema”, commentano Valerio Maramotti, Ilaria Nasciuti, Fabio Salati, Lisa Vezzani, Luca Dosi e don Giuseppe Dossetti.

Che aggiungono: “Abbiamo testimonianza diretta di questo da tante persone accolte nel nostro territorio, che in Libia hanno subito ogni forma di violenza, angheria e umiliazione ad opera di Almasri e dei suoi ‘collaboratori'”. E nonostante ciò, rincarano i reggiani, “si è messo al riparo dalla giustizia un uomo accusato di crimini contro l’umanità”.

I presidenti delle coop reggiane osservano poi: “Per chi come noi tutti i giorni è impegnato in percorsi di accoglienza e integrazione ed è chiamato ad aiutare tante persone a superare le conseguenze fisiche e mentali delle violenze subite in Libia è inaccettabile che un Paese la cui premier ha dichiarato guerra ai trafficanti di uomini si renda ora complice di uno Stato e di un uomo che fanno della più brutale violenza il perno del loro sistema di accoglienza di chi fugge da altre tragedie”.

Si tratta di “una vergogna per un Paese democratico”, concludono Maramotti, Nasciuti, Salati, Vezzani, Dosi e Dossetti.