La Corte costituzionale boccia il referendum sull’autonomia

Ammessi i quesiti su cittadinanza, Jobs Act, indennità di licenziamento nelle piccole imprese, contratti di lavoro a termine e responsabilità solidale del committente negli appalti
ROMA – La Corte costituzionale, riunitasi in camera di consiglio, ha dichiarato non ammissibile il referendum sull’autonomia differenziata. Secondo quanto comunicato dalla Corte, “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari”, compromettendo così “la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”. Inoltre, si precisa che il referendum comporterebbe una modifica implicita dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, una questione che può essere affrontata solo attraverso una revisione costituzionale e non con un referendum abrogativo.
Sono stati invece ammessi al voto popolare cinque altri quesiti referendari. Tra questi, il referendum abrogativo sul dimezzamento dei tempi di residenza legale in Italia, da 10 a 5 anni, per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana da parte di stranieri extracomunitari maggiorenni.
Ammessi anche i quesiti riguardanti il “Jobs act” di Renzi, relativo ai contratti di lavoro a tutele crescenti e alla disciplina dei licenziamenti illegittimi, e quello sulle “Piccole imprese”, che riguarda i licenziamenti e le relative indennità.
Ulteriori quesiti ammessi includono l’abrogazione parziale di norme legate alla durata massima e alle condizioni per la proroga e il rinnovo dei contratti di lavoro subordinato a termine, nonché l’eliminazione della responsabilità solidale tra committente, appaltatore e subappaltatore per gli infortuni dei lavoratori derivanti dai rischi specifici dell’attività appaltata.