
“Lavoro? Sicuro!”. Si chiama così la mostra fotografica che apre i battenti sabato 1 febbraio. Sarà visitabile fino al 23 marzo
REGGIO EMILIA – “Lavoro? Sicuro!” Si chiama così la mostra fotografica che apre i battenti sabato 1 febbraio allo spazio Gerra di Reggio Emilia (alle 18), dedicata alla presa di coscienza del problema degli incidenti e allo sviluppo dell’antinfortunistica e della medicina del lavoro. La mostra, visitabile fino al 23 marzo, è realizzata in collaborazione con la Cgil reggiana e Istituto per la storia dell’età contemporanea di Milano.
Il percorso espositivo si muove lungo tre assi: la messa a fuoco di misure di prevenzione da parte tecnici specializzati (ingegneri e medici), la comunicazione alle aziende e ai dipendenti in tema di sicurezza e, infine, le forme della protesta e della richiesta di misure di protezione da parte delle organizzazioni sindacali negli anni ’60. L’esposizione è arricchita da un segmento locale di documenti originali, manifesti, foto e cartelli provenienti dagli archivi della Cgil di Reggio Emilia, dall’archivio storico delle Officine Reggiane e della Biblioteca comunale, come un articolo di giornale sulla morte di un 13enne che lavorava alle Reggiane.

“Con questa esposizione, inizia un percorso che l’amministrazione intende proseguire nei prossimi anni per offrire alla città l’occasione per riflettere su un tema di grandissima attualità e importanza: la sicurezza in tutte le sue dimensioni”, spiega l’assessore comunale alla Cultura Marco Mietto.
“I cittadini hanno diritto alla sicurezza, ma noi non possiamo restare inchiodati a una visione univoca e parziale della sicurezza. Dobbiamo piuttosto aprire a una riflessione a 360 grandi”. Il tema salute e sicurezza “è centrale nella nostra attività quotidiana. Occuparsene attraverso iniziative di matrice culturale come questa mostra, è fondamentale”, sottolinea Cristian Sesena, segretario della Cgil di Reggio Emilia. Che ricorda come uno dei referendum proposti dal sindacato chiede “una stretta sulla responsabilità dei committenti rispetto ai lavoratori di appalti e subappalti che si infortunano”.