Libro di Putin e Forza Nuova, due pesi e due misure
Per la presentazione del libro del presidente russo, domani in città, non si è registrata la stessa indignazione, da parte del centrosinistra, riservata al partito di Roberto Fiore. Perchè?
REGGIO EMILIA – Solo pochi giorni fa abbiamo registrato una levata di scudi di 23 consiglieri comunali che hanno votato un odg per impedire che Forza Nuova aprisse una sede, come ventilato dai vertici del partito in un’intervista a un quotidiano locale, nella nostra città. Contro questa decisione è insorta la Cgil e anche l’Anpi.
La mozione che era stata presentata sottolineava “l’incompatibilità tra l’ideologia neofascista di Forza Nuova e i valori fondanti della società reggiana, riconoscendo la città come simbolo della Resistenza e dell’antifascismo”.
Tutto giusto, per carità e questo giornale si associa all’indignazione, però stupisce, allora, che non vi sia stata da parte del Pd e di buona parte delle forze politiche che hanno votato quell’odg la stessa condanna per la presentazione di un libro scritto da Vladimir Putin che sarà presentato domani all’hotel Posta. Va detto che contro questa iniziativa si sono espressi +Europa, il Psi e Possibile che organizzeranno un sit in. Anche Coalizione civica ha preso posizione, ma il resto del centrosinistra reggiano non è pervenuto.
Se Forza Nuova viene definita una forza politica con una “ideologia neofascista”, cosa dire allora di Putin, un dittatore che ha invaso un’altra nazione bombardandone la popolazione non per difendere, come dice lui, i russofoni del Donbass, ma per conquistare tutto il paese? Vorremmo ricordare che sulle spalle di Putin grava un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale per crimini di guerra e deportazione di minori e che il presidente russo è a capo di un regime che è stato dichiarato terrorista dal Parlamento Europeo.
Un regime che, come giustamente ricorda la comunità ucraina reggiana (che domani manifesterà contro la presentazione del libro, ndr) “si può definire tranquillamente fascista nelle modalità interne e nazista nei confronti degli Stati vicini che vuole distruggere, conquistare, soggiogare e annettere”. Ebbene, la città Medaglia d’oro della Resistenza che si indigna, giustamente, per Forza Nuova non ha niente da dire su questo?
Parrebbe di no, almeno per la maggior parte delle forze politiche reggiane. Chi è alla sinistra del Pd, d’altronde, è sempre stato molto indulgente con Putin e altrettanto ha fatto chi è a destra di Fratelli d’Italia. Nella Lega, come è noto, c’è un grande ammiratore di Putin, almeno fino a poco tempo fa, ovvero Salvini. Nel Pd, invece, lo scontro fra pacifisti contrari alla vendita delle armi e interventisti è sempre stato piuttosto acceso. Emerge poi, in particolare nella nostra città, un’antica diffidenza nei confronti degli Stati Uniti (fra i maggiori fornitori d’armi agli ucraini) e della Nato. Insomma meglio non esporsi troppo su questo tema. Chi invece non ha problemi sono le forze politiche all’estrema sinistra e all’estrema destra, ovvero quelle che sono dietro all’incontro di domani.
I sospetti trovano conferma nel fatto che uno degli organizzatori dell’incontro, intervistato oggi da un quotidiano locale è Pietro Braglia, un esponente di Rifondazione comunista e che l’editore del libro, che sarà presente domani all’hotel Posta, è Francesco Toscano co-fondatore di Democrazia sovrana popolare, il cui coordinatore nazionale è Marco Rizzo, ex cossuttiano in Rifondazione comunista ed ex deputato e parlamentare europeo. Dall’altra parte, invece, c’è un’altra vecchia conoscenza della politica reggiana, ovvero l’ex consigliere provinciale di Alleanza nazionale, Leopoldo Barbieri Manodori, oggi passato al Movimento indipendenza di Gianni Alemanno.
Guai a criticare l’iniziativa con loro. Ti rispondono che in un paese democratico tutti hanno diritto di esprimere le loro opinioni. Vero e sacrosanto. Ci piacerebbe tuttavia rispondere che è facile fare i filoputiniani in Occidente, mentre sarebbe praticamente impossibile fare i filoccidentali in Russia. Sarebbero già dietro le sbarre.