
Per intestazione fittizia finalizzata a favorire l’attività di un sodalizio ‘ndranghetistico emiliano e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso
REGGIO EMILIA – Intestazione fittizia finalizzata a favorire l’attività di un sodalizio ‘ndranghetistico emiliano e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso: questi i capi d’accusa, contenuti nell’ordinanza del GIP del Tribunale di Bologna, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Bologna, nei confronti di Antonio Gualtieri (nella foto a sinistra con Nicolino Grande Aracri), figura di spicco legata alla ‘ndrangheta.
Gualtieri era già stato arrestato lo scorso novembre, dopo il fermo disposto dalla Procura di Reggio Emilia, in quanto sospettato di tentata estorsione aggravata. L’indagine, successivamente coordinata dalla Dda di Bologna, ha permesso di consolidare le prove relative all’estorsione e di rivelare che il boss sarebbe stato il vero regista di una società edile formalmente intestata a un suo congiunto. Questa società era al centro di un credito oggetto del tentativo di estorsione.
Il Gip ha emesso una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per Gualtieri e gli arresti domiciliari per il suo familiare, indagato per interposizione fraudolenta aggravata. Inoltre, è stato disposto il sequestro dell’intero patrimonio aziendale della società, che comprende otto tra terreni e fabbricati, inclusa una lussuosa villa con piscina. Quest’ultima era stata utilizzata da Gualtieri per scontare la detenzione domiciliare dopo la condanna nel maxi-processo Aemilia.
Il Tribunale del Riesame ha recentemente confermato il carcere per Gualtieri, avallando le tesi accusatorie della DDA di Bologna.