Cristian Chesi, 47 anni, già indagato insieme al padre Emore, 66 anni, è finito agli arresti domiciliari.
VILLA MINOZZO (Reggio Emilia) – L’indagine sull’omicidio di Stefano Daveti, il 63enne originario di La Spezia ucciso a sprangate il 21 giugno scorso a Morsiano, ha registrato una svolta inaspettata. Come scrive la Gazzetta di Reggio, ieri Cristian Chesi, 47 anni, già indagato insieme al padre Emore, 66 anni, è finito agli arresti domiciliari. La procura ha ottenuto il provvedimento per motivi ancora riservati, ma si presume che si tratti di rischi legati all’inquinamento delle prove, pericolo di fuga o reiterazione del reato.
L’aggressione fatale avvenne al culmine di un litigio tra Daveti e i due Chesi, suoi vicini di casa con cui i rapporti erano tesi da anni. Secondo la ricostruzione iniziale, Emore Chesi avrebbe avuto un alterco con la vittima davanti alla propria abitazione. Cristian Chesi sarebbe intervenuto poco dopo, armato di una spranga, per difendere il padre. Tuttavia, l’aggressione si è consumata all’interno della casa di Daveti, sollevando interrogativi sulla dinamica dei fatti.
Il 63enne, gravemente ferito, fu trasportato al Maggiore di Parma, dove morì il 24 giugno senza mai riprendere conoscenza. Gli indagati hanno affermato di aver agito per legittima difesa, ma i dubbi restano, soprattutto sul tempo intercorso prima che venisse allertato il 118. Il personale sanitario intervenuto ha descritto una scena particolarmente cruenta.
Stefano Daveti si era trasferito a Morsiano una decina di anni fa per vivere a contatto con la natura, dopo una carriera come insegnante di pittura al liceo artistico “De André” in Sardegna, dove era molto stimato. Nonostante le sue intenzioni, non riuscì a integrarsi pienamente nella comunità locale e i rapporti con alcuni residenti, tra cui i Chesi, si deteriorarono.
Daveti, che non aveva precedenti di comportamenti violenti, è ricordato con affetto dagli ex colleghi e studenti. La sua famiglia ha deciso di seppellirlo a Villa Minozzo, nel rispetto della sua scelta di vita e per mantenere viva la memoria della vicenda.
Le indagini, coordinate dalla sostituta procuratrice Maria Rita Pantani, sono ancora in corso. Si attende il rapporto del RIS di Parma sui rilievi effettuati sulla scena del crimine. La svolta con l’arresto di Cristian Chesi potrebbe essere legata a nuovi elementi emersi durante le indagini preliminari.
L’avvocato Domenico Noris Bucchi, difensore dei Chesi, si prepara a contestare le accuse, mentre la famiglia di Daveti, rappresentata dal legale Andrea Lazzoni, chiede giustizia per un episodio che ha sconvolto la comunità di Morsiano.