Inalca e Quanta, il ministero: “Non sono previsti licenziamenti”

Il viceministro Bellucci: “E’ possibile attivare l’integrazione salariale per un evento improvviso e imprevisto”. Durata 12 mesi
REGGIO EMILIA – Tra i circa 400 lavoratori impiegati negli stabilimenti Inalca e Quanta di Reggio Emilia, distrutti dall’incendio dell’11 febbraio, “l’Ispettorato nazionale del lavoro ha comunicato che, al momento, non sono stati prospettati licenziamenti, sia perché l’azienda conta di riassorbire parte dei dipendenti in altri stabilimenti del Gruppo, sia perché sono stati attivati tavoli di lavoro con le organizzazioni sindacali e con i competenti uffici delle amministrazioni interessate per il ricorso agli ammortizzatori sociali”.
Lo fa sapere la viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci, nella risposta ad un’interrogazione sulla vicenda presentata dal deputato del gruppo misto Aboubakar Soumahoro. Sugli strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori attivabili, la viceministra cita poi “l’integrazione salariale straordinaria per crisi aziendale”, prevista da una legge del 2015 che -ricorda Bellucci- “può essere richiesta quando la situazione di crisi aziendale sia conseguente ad un evento improvviso ed imprevisto, esterno alla gestione dell’azienda”. La misura può però essere applicata al massimo per 12 mesi. Soumahoro si è detto soddisfatto della risposta, evidenziando tuttavia che “sembra aprirsi il rischio di una delocalizzazione delle attività che le imprese svolgevano nello stabilimento Inalca di Reggio Emilia”.
Il deputato ha chiesto inoltre di anticipare l’intervento straordinario di integrazione salariale per “garantire maggiore tranquillità ai lavoratori coinvolti”. Intanto ieri Cgil, Cisl e Uil di Reggio Emilia, hanno fatto il punto della situazione nel tavolo attivato in Regione.
“Quello che è accaduto è stato un disastro per la città che richiede che il tempo dell’emergenza lasci il posto al più presto a quello della prospettiva”, auspica il segretario della Camera del lavoro territoriale reggiana Cristian Sesena.
“Esisteva un sito via Due Canali che deve essere destinato e il cui destino ci interessa, interessa i residenti e interessa i lavoratori di Granterre che sono ancora lì e vorrebbero capire cosa succederà anche a loro”. Per il segretario “dovrà esistere, ed è la nostra richiesta, un nuovo sito industriale a Reggio Emilia su cui il Gruppo Cremonini deve al più presto riprendere a rioperare. La reindustrializzazione è una condizione per noi centrale, perché da essa dipende il destino dei lavoratori colpiti e anche di eventuali future possibilità occupazionali”.
A questo proposito i sindacati chiedono di offrire alle maestranze un percorso “chiaro”, perché “il peso delle trasferte su Piacenza, Pegognaga, Lodi, Modena è gravoso e non può trascinarsi per un tempo indefinito”. Inoltre preoccupano le condizioni dei lavoratori degli appalti “che hanno meno chance di rioccupazione in altre realtà e rischiano di vivere nell’immediato una maggior perdita salariale”. La prossima riunione in viale Aldo Moro, è stato stabilito, vedrà infine la partecipazione anche delle imprese.