
Lo ha deciso il Consiglio comunale, respingendo l’ammissibilità di un ordine del giorno urgente, presentato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Cristian Paglialonga
REGGIO EMILIA – A Reggio Emilia la strada intitolata a Norma Cossetto può attendere. Lo ha deciso il Consiglio comunale, respingendo l’ammissibilità di un ordine del giorno urgente, presentato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Cristian Paglialonga, per dare corso all’intitolazione decisa in sala del Tricolore nel 2021. Questo, dopo un primo stop avvenuto a fine 2020 da parte della commissione Toponomastica del Comune, che aveva chiesto di fare una serie di approfondimenti sulla figura di Cossetto, a cui nel 2005 è stata conferita la megaglia al valor civile dal presidente Carlo Azeglio Ciampi.
Paglialonga definisce l’episodio un “inaccettabile tentativo di delegittimare una figura riconosciuta dello Stato per il suo sacrificio e come esempio di coraggio” e sollecita a “colmare il ritardo nell’intitolazione, garantendo così le prerogative del Consiglio comunale e evitando altre azioni dilatorie della commissione Toponomastica”. Il capogruppo di Fdi chiude infine con una curiosità: gli ultimi dati disponibili (al 30 giugno 2023) attestano che a Reggio Emilia le strade intitolate a donne sono il 3,4% a fronte del 40% che portano il nome di uomini, cioè la metà della media nazionale (6,6%).
Alessandro Miglioli, capogruppo di Verdi e Possibile in Consiglio Comunale che a nome della maggioranza ha bocciato l’ammissibilità dell’odg, sottolinea: “Non si capisce come possa essere definita materia urgente l’intitolazione di una via, ancor più considerato che il nome della Cossetto è già stato inserito nella lista della commissione toponomastica nel 2021 ed è quindi già in attesa dell’intitolazione”.
Inoltre “dopo tanto rumore per quelle che sono state ingiustamente definite celebrazioni sotto tono per il giorno del Ricordo, alla fine non è nemmeno giunta la tanto annunciata richiesta delle destre di leggere in Consiglio Comunale i nomi dei trenta reggiani definiti vittime delle foibe”.
Questo perché, “si è scoperto che di questi trenta reggiani ben 14 sono in realtà morti in combattimento (a scanso di equivoci: dal lato dei nazisti), 5 sono morti in carcere, uno di malattia e addirittura uno non sarebbe morto in Venezia Giulia ma a Cerredolo de Coppi, a pochi chilometri da casa sua”. Insomma, “una figuraccia su tutta la linea”, conclude Miglioli.