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Rifondazione comunista: “No alla diga di Vetto”

5 febbraio 2025 | 10:30
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Rifondazione comunista: “No alla diga di Vetto”

Il partito della val d’Enza: “Le innovazioni tecnologiche rendono possibili interventi molto più sostenibili per la tutela dell’acqua, ridurre gli sprechi, migliorare le tecniche di irrigazione”

REGGIO EMILIAGli ultimi interventi della Lega hanno riacceso il dibattito sulla diga di Vetto, se ne torna a parlare con forza. Rifondazione comunista della Val D’Enza si è opposto alla realizzazione di questa mega infrastruttura fino dagli anni Novanta, quando ha promosso una raccolta firme, che ha visto l’adesione di migliaia di cittadini.
Oggi le ragioni per opporsi sono ancora più solide sia per i cambiamenti climatici, che nel frattempo hanno mostrato i loro effetti, sia per le innovazioni tecnologiche, che rendono possibili interventi molto più sostenibili per la tutela dell’acqua, ridurre gli sprechi, migliorare le tecniche di irrigazione.
Diversi studi recenti, Nature 2022, dimostrano che le dighe non sono un argine né alle inondazioni né alla siccità. Le dighe possono di fatto aumentare il rischio di inondazioni, in quanto alterano la configurazione e la struttura dei corsi d’acqua a valle, rimuovendo le particelle fini e rendendo più irregolari gli alvei dei fiumi. A fronte di piogge torrenziali le dighe sono inutili, così come per affrontare la carenza di acqua.
Neppure l’energia prodotta dalle dighe può definirsi pulita. A parte le enormi colate di cemento necessarie alla loro costruzione, c’è un forte contributo all’effetto serra dalla decomposizione della vegetazione immersa nell’acqua, che produce metano, che ha un effetto climalterante 28 volte maggiore di quello della CO2, vanificando il vantaggio dell’energia green.
Inoltre pensare di costruire la diga potrebbe rivelarsi inefficace, perché, nell’ipotesi si riesca anche ad aumentare la disponibilità di acqua, si rischia di aumentarne anche la richiesta, in un circolo vizioso. La produzione di Parmigiano, in Val d’Enza, il settore con il maggior consumo di acqua, che chiede fortemente la diga, ne è un esempio.
La produzione di Parmigiano-Reggiano è aumentata in modo esponenziale negli ultimi anni, da artigianale è diventata industriale per soddisfare l’esportazione. E’ giunto il momento di mettere in discussione questi modelli di produzione alimentare, che non sono più sostenibili, che consumano risorse come se fossero infinite.
Anche i costi per sostenere questa infrastruttura sono insostenibili. Il segretario di Aipo Bretta parla di circa 12 milioni di euro per la progettazione di un’opera che verrà a costare circa 1 miliardo di euro. Tutti soldi che dovrebbero essere investiti in progetti più sostenibili per la cura del territorio.
Partito della Rifondazione Comunista – Val D’Enza