
Presente anche la madre che era stata condannata in primo grado in contumacia. Il Comune di Novellara parte civile
REGGIO EMILIA – Sull’omicidio di Saman Abbas si riaccendono i riflettori. Domani inizia infatti in Corte d’Appello a Bologna il processo di secondo grado sulla morte della ragazza pakistana uccisa nella notte fra il 30 aprile e l’1 maggio del 2021 nelle campagne di Novellara, per il suo atteggiamento di sfida nei confronti della famiglia. I resti della 18enne furono fatti ritrovare solo un anno e mezzo dopo dallo zio, sepolti sotto un casolare in una fossa profonda oltre un metro.
Per quei fatti in primo grado, nel dicembre 2023, la Corte d’Assise di Reggio Emilia – presidente Cristina Beretti – ha condannato tre dei cinque parenti della giovane imputati. La sentenza è stata di ergastolo per i genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen che erano fuggiti in patria il giorno dopo la scomparsa della figlia. Shabbar è stato arrestato nel novembre del 2022 ed estradato in Italia nell’agosto del 2023.
Nazia è stata catturata a maggio dell’anno successivo ed estradata un anno dopo il marito, ad agosto dell’anno scorso, dopo essere stata condannata in contumacia. Lo zio Danish Hasnain, ritenuto l’autore materiale del delitto, è stato invece condannato a 14 anni di carcere. Per tutti e tre erano cadute le aggravanti della premeditazione e dei motivi abietti. Assolti da tutte le accuse i due cugini di Saman: Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq.
Il verdetto di primo grado è stato impugnato dal procuratore capo di Reggio Emilia Calogero Gaetano Paci e dal pubblico ministero Maria Rita Pantani, che hanno ribadito la richiesta di condanna per tutti i cinque imputati, con le aggravanti. Hanno fatto appello anche i legali dei tre condannati e Alì Haider, il fratello di Saman costituito parte civile. Lui, che ha appena compiuto 20 anni, fu ritenuto inattendibile e indagabile dal tribunale, mentre per la Procura è vittima del pesante clima familiare e va riascoltato.
Sotto il profilo strettamente processuale i magistrati inquirenti hanno introdotto motivi aggiunti nel giudizio di secondo grado relativi ai filmati delle telecamere di sorveglianza dell’azienda agricola “Bartoli”, in cui gli Abbas lavoravano e all’esigenza di risentire alcuni testimoni. Sui filmati delle telecamere esterne anche la difesa di Shabbar Abbas (avvocato Sheila Foti) ha depositato motivi aggiunti, compresa una propria consulenza informatica.
La madre di Saman, assistita dall’avvocato Simone Servillo, che per i giudici reggiani “accompagnò la figlia a morire e non si può escludere che sia stata l’esecutrice materiale del delitto”, potrebbe infine dare la sua versione dei fatti. Il movente dell’omicidio di Saman era stato inizialmente individuato nel rifiuto della giovane ad un matrimonio combinato, tesi che però non ha trovato conferma nel dibattimento. La follia omicida dei parenti sarebbe invece scattata dopo aver visto una foto di Saman che si baciava col fidanzato, postata sui social dal profilo “italian girl” della ragazza.
Il Comune di Novellara parte civile
Il Comune di Novellara si è costituito parte civile nel processo d’appello. Lo fa sapere il sindaco Simone Zarantonello, precisando però che “da anni l’amministrazione ha avviato percorsi e politiche interculturali volte all’inclusione e alla integrazione delle comunità migranti presenti sul territorio”. Nello specifico: “Percorsi di cittadinanza attiva, di conoscenza e di relazioni necessarie per accrescere all’interno della Comunità stessa quella consapevolezza necessaria a riconoscere e segnalare in modo preventivo possibili episodi di violenza sulle donne”.
In questa direzione, continua Zarantonello, “in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria a Saman, il Comune ha attivando un fondo a lei dedicato grazie al quale è stato possibile organizzare un primo corso di formazione dedicato al contrasto alla violenza di genere e alla prevenzione di fenomeni quali i matrimoni forzati dedicato ad assistenti sociali, mediatori culturali, dipendenti comunali, agenti di Polizia locale”.
Nei prossimi mesi inoltre “partirà un secondo corso di formazione che verterà in particolare sulla prevenzione e il contrasto alla violenza nelle famiglie migranti, concentrandosi sull’importanza della scuola quale luogo fondamentale in cui poter individuare situazioni di potenziale violenza ed emarginazione”. Insomma, “la vicenda di Saman è stata un trauma terribile per tutta la nostra comunità e sulla vicenda farà luce il tribunale. Nostro compito, come amministratori, è quello di continuare a lavorare ogni giorno per creare le condizioni per fare in modo che questo trauma sia anche l’ultimo”, chiude il sindaco.