Enrico Bini torna nella Consulta della legalità

4 marzo 2025 | 09:08
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Enrico Bini torna nella Consulta della legalità

Votato ieri il nuovo piano strategico che propone una serie di interventi per favorire la diffusione di una cultura della legalità

REGGIO EMILIA – L’ex sindaco di Castelnovo Monti Enrico Bini rientra nella consulta della legalità di Reggio Emilia che aveva abbandonato a gennaio del 2023 definendola una “scatola vuota”. L’ex amministratore, tra i primi a denunciare i tentativi di infiltrazione della ‘ndrangheta poi conclamati nel processo Aemilia, sarà in particolare il referente di uno dei quattro gruppi operativi in cui l’organo si è strutturato, che si occuperanno rispettivamente di: documentazione, protocolli di legalità, beni confiscati, sfruttamento lavorativo.

Bini sarà affiancato dal segretario generale del Comune Donato Salvatore Marengo, dal sindaco di Rubiera Emanuele Cavallaro, dalla professoressa Chiara Spaccapelo di Unimore (già componente del Comitato scientifico) e da, Cecilia Barilli, consigliere comunale e provinciale con delega alla Legalità. Vicecoordinatore della Consulta, guidata dal sindaco di Reggio Marco Massari, è stato inoltre nominato il presidente della Provincia Giorgio Zanni. Novità anche sul fronte dei soggetti presenti in Consulta: 35 ad oggi le adesioni tra cui quelle degli ordini professionali reggiani sino ad ora mancanti e che hanno chiesto di poter essere parte dell’organismo.

Tutti i soggetti componenti la Consulta della legalità, hanno infine votato ieri il nuovo piano strategico che propone una serie di interventi per favorire la diffusione di una cultura della legalità, in grado di affiancare l’azione repressiva delle forze di polizia con attività di prevenzione, aumentando informazione e consapevolezza. Gli ambiti in cui si opererà sono quelli delle amministrazioni locali, di scuola e università del mondo del lavoro e dei progetti sulla cittadinanza.

Tra le misure previste, il rafforzamento del dialogo con il territorio, per raccogliere dati e segnalazioni. Ma anche una particolare attenzione a queu fenomeni di illegalità economica che contraddistinguono le inchieste sul territorio. Pratiche come la corruzione, l’evasione fiscale, le false fatture e l’intermediazione illecita di mano d’opera, che alterano la concorrenza leale dei mercati e colpiscono i diritti del lavoro, dell’impresa e della cittadinanza nel suo insieme.