
L’avvocatessa Tiziana Volta in commissione comunale: “Aggiudicate ad un valore di gran lunga inferiore a quello dell’area che aveva un valore straordinario”
REGGIO EMILIA – “Come procedura abbiamo avuto anche un incontro in Regione con l’assessore dedicato che non ha portato a nulla, perchè la Regione aveva già ‘deciso’ che il polo di Reggio Emilia non era per loro di interesse e che avrebbero investito su quello di Parma o di Bologna stessa”.
Lo ha detto l’avvocatessa Tiziana Volta, liquidatore giudiziale dell’ente fieristico reggiano, intervenuta ieri sera alla riunione della quarta commissione (Bilancio e Patrimonio) del Comune. Oggetto della convocazione, richiesta da una decina di consiglieri di opposizione, era verificare se il complesso di via Filangeri, di recente acquistato dal gruppo Max Mara che lo trasformerà nel suo hub logistico, avrebbe potuto rimanere nel patrimonio degli enti pubblici della città (Comune, Provincia e Camera di commercio).
Ma anche chiarire se i capannoni sono stati alla fine venduti ad un prezzo congruo, e a che punto sono i pagamenti dei creditori. Volta spiega che, nella sua precedente veste di commissario giudiziale nominato dal tribunale, ha fatto di tutto per mantenere in vita le attività: “Abbiamo avutro contatti con le fiere di Parma, quelle di Milano e quelle di Verona ma nessuno ha concretamente manifestato un interesse anche economico al mantenimento dell’attività fieristica”. Inoltre “abbiamo tentato di coinvolgere soggetti anche al di fuori del territorio nazionale; io ho scritto personalmente anche a Francoforte”. Ma non essendoci stati riscontri, “a quel punto non rimaneva che la liquidazione del patrimonio”, continua Volta.
Quando poi l’area delle Fiere è stata messa all’asta, spiega ancora la legale, “avevo contattato personalmente e individualmente tutti gli imprenditori reggiani, nessuno escluso, facendo presente che l’area sarebbe andata all’asta, ma ho ricevuto risposte di non interesse”. Persino “il gruppo ‘Terminal one’, che raccoglieva nomi molto noti ed ha partecipato alla procedura, ha deciso di non effettuare alcun rilancio”. Sempre Volta rileva poi che sulle Fiere di Reggio avevano manifestato interesse anche “soggetti validi, come gruppi di logistica internazionale o fondi legati a banche che sono venuti a vedere gli immobili e hanno fatto degli approfondimenti per verificare se all’acquisizione avrebbe fatto seguito un cambio di destinazione d’uso che giustificasse l’investimento”.
Ma “da parte degli enti preposti – affonda il liquidatore giudiziale – non sono arrivate risposte precise e questo ha sicuramente raffreddato l’interesse”. Alla fine, ammette Volta, “le Fiere sono state aggiudicate ad un valore di gran lunga inferiore a quello dell’area che aveva un valore straordinario”. Infatti “ci auguravamo di soddisfare una platea di creditori più vasta di quella che abbiamo effettivamente raggiunto. Sono riuscita a pagare solo le banche, non integralmente, e alcuni professionisti”.
Ma “se gli immobili fossero stati venduti anche solo al doppio del valore, lo scenario del pagamento dei creditori sarebbe stato diverso”, chiude l’avvocatessa. Le Fiere di Reggio nascono nel 2011 dalla fusione di due società- Siper e Sofiser- che dagli anni 80 gestivano l’una le manifestazioni (alcune anche internazionali e di grande richiamo) e l’altra gli immobili del polo di Mancasale.
La società, per problemi economici, è finita in concordato preventivo alla fine del 2012 e in liquidazione l’anno successivo, per poi essere sciolta nell’aprile del 2015. Un tentativo di salvarla era stato fatto dall’allora presidente della Provincia Sonia Masini, che nel 2012 propose un piano di rilancio basato sulla vendita di azioni di Autobrennero per consentire un’iniezione di capitale di circa 20 milioni. L’operazione fu stoppata nel 2014 dal successore di Masini, Giammaria Manghi.
Nel corso degli anni sono poi state fatte diverse valutazioni degli immobili – dai 22 ai 34 milioni le cifre balenate – e numerose aste, molte delle quali andate deserte. Così come, per un certo periodo la gestione di soggetti come la cooperativa “La Bussola” e della cordata di imprenditori di Terminal One, ha permesso di realizzare alcuni eventi. Alla fine, nel 2019, i capannoni sono stati comprati all’asta dall’imprenditore di Correggio Giorgio Bosi per 6,8 milioni, che li ha destinati ad hub vaccinale durante la pandemia.
Infine l’anno scorso il comparto immobiliare delle Fiere è stato ceduto da Bosi al gruppo Max Mara per una cifra superiore ai 12 milioni. Alla fine della scorsa consigliatura, il Comune di Reggio ha approvato la variante urbanistica che trasformerà l’area delle fiere da uso pubblico a privato, consentendo all’azienda di realizzare il suo “polo della moda” previsto per il 2028 (Fonte Dire).