I tifosi della Unahotels: “Ci hanno proibito di esporre uno striscione”

Il messaggio, che le forze dell’ordine avrebbero vietato di mostrare al Palabigi, era un ringraziamento agli ultras granata
REGGIO EMILIA – Durante la partita di basket di ieri sera della Unahotels contro Sassari la curva biancorossa aveva preparato uno striscione da esporre all’interno del settore, con l’obiettivo di esprimere il proprio disappunto sulla situazione sempre più critica che la città sta vivendo. Il messaggio era anche un ringraziamento agli ultras granata che, scrive Popolo Biancorosso su Facebook, “diversamente da chi avrebbe il compito istituzionale di farlo mostrano senso di appartenenza e tutela verso i cittadini di Reggio Emilia”.
Sullo striscione c’era scritto: “Reggio Emilia città sicura…Onore a chi la difende senza paura”. La frase è chiaramente riferita alla tensione che si è innescata, sabato scorso, fra una baby gang e i tifosi della Reggiana all’uscita dallo stadio. Sul tema sono intervenuto recentemente anche il questore e il sindaco Massari invitando ultras e giovani teppisti ad abbassare i toni e ad evitare di farsi giustizia da sé.
Secondo quanto scrivono i tifosi sulla loro pagina Facebook la possibilità di esporre lo striscione sarebbe stata negata dalle forze dell’ordine, nonostante il contenuto non contenesse espressioni offensive o volgari. “Da cittadini prima e da tifosi poi, ci è stato impedito di manifestare pacificamente il nostro dissenso per la situazione che la nostra città sta vivendo”, dicono i rappresentanti della curva biancorossa.
La tensione è aumentata quando è stato comunicato loro che “quello non era il contesto giusto” per un’iniziativa di questo tipo. Una motivazione che ha lasciato molti perplessi: “Una tifoseria sportiva, allora, in quale sede potrebbe far sentire la propria voce?”, si chiedono i tifosi.
Le risposte ricevute dalle autorità sono state giudicate contraddittorie: da una parte, si è affermato che occorre distinguere tra sport e questioni sociali e, dall’altra, si è sostenuto che un’iniziativa simile sarebbe dovuta passare attraverso una richiesta ufficiale per un corteo autorizzato, con tanto di percorso prestabilito. “Ma all’interno di una manifestazione sportiva della propria squadra del cuore, no”, ribadiscono i tifosi con amarezza.
A rendere ancora più controversa la vicenda è il paragone con altre situazioni. “Le offese e le provocazioni nei confronti di una tifoseria ospite sono tollerate perché fanno parte del contesto sportivo, mentre il dissenso civile su un tema che riguarda tutti viene censurato”, affermano i supporter, sollevando il dubbio che il messaggio possa aver infastidito qualcuno.
“A ogni nostra domanda, le risposte erano sempre più incoerenti, fino ad arrivare alla giustificazione più surreale: ‘Le regole non le facciamo noi’. Siamo alla follia”, denunciano i tifosi.
Concludono i tifosi su Facebook: “Furti e atti vandalici quotidiani, negozianti esasperati e impauriti, baby gang che si sentono padrone della città, spaccio e criminalità in aumento. Eppure, alla fine, a essere puniti siamo sempre noi”.