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Mafie, Libera: “‘Ndrangheta, potere ancora vivo”

14 marzo 2025 | 10:20
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Mafie, Libera: “‘Ndrangheta, potere ancora vivo”

L’associazione: “Continua a riorganizzarsi, tra violenza e metodi moderni, a partire dalle false fatturazioni”

REGGIO EMILIA – “Un potere ancora vivo, che continua a radicarsi. È quello della ‘ndrangheta che, in Emilia-Romagna, continua a riorganizzarsi, tra violenza e metodi moderni, a partire dalle false fatturazioni”.

Così Libera regionale commenta l’operazione “Ten”, condotta a Reggio Emilia a 10 anni di distanza dal maxi processo Aemilia. Nel mirino di Polizia e Guardia di finanza coordinati dalla Dda bolognese è finito il gruppo mafioso degli Arabia, caratterizzato dall’ampia disponibilità di armi e dedito alle estorsioni, alle truffe, alla ricettazione di beni provento di furti a ditte di autotrasporto, tutti reati commessi agevolare l’attività dell’associazione mafiosa.

Condotte, continua Libera, “venute alla luce grazie, ancora una volta, ai collaboratori di giustizia che hanno deciso di collaborare nell’ambito del processo Aemilia”. L’associazione antimafia ricorda poi tra gli episodi contestati anche quello di una vittima di estorsione costretta a baciare i piedi del boss Giuseppe Arabia con tre pistole puntate alla testa, dopo aver raccontato in aula durante il processo Grande Drago (uno dei primi contro le cosche calabresi), di una tentata estorsione subita. Per Libera è il segno di una ‘ndrangheta “che continua a far paura, ancora di più nei confronti di chi decide di raccontare”.

Per questo “ancora di più è nostro il compito di fare rete, di tutelare chi è vittima e chi decide di raccontare, di farlo come comunità”, conclude Libera. Intanto, nell’ordinanza di misure cautelari contro i 20 indagati di “Ten” (sei persone arrestate), sono riportate delle intercettazioni in cui il boss Giuseppe Arabia, 59 anni, detto “Pino ù nigro”, parlava dei collaboratori di giustizia, definendoli “degli infami, punto e basta”.