Manifestazione per l’Europa, 200 reggiani a Roma

Presenti, tra gli altri, anche la presidente del Museo Cervi Albertina Soliani, la deputata Ilenia Malavasi, il sindaco di Correggio Fabio Testi e il presidente di Legacoop Emilia Ovest Edwin Ferrari
ROMA – Piazza del Popolo stracolma per la manifestazione per l’Europa “Tante città, una piazza per l’Europa”, nata da un’idea di Michele Serra. Tra loro anche oltre 200 reggiani, arrivati con i treni e i pullman organizzati da Cgil e Pd. Numerose le associazioni reggiane presenti, oltre a Cgil e Cisl, che hanno partecipato o aderito con motivazioni differenti, tra loro anche Legacoop e Auser, presenti tra gli altri a Roma anche la presidente del Museo Cervi Albertina Soliani, la deputata Ilenia Malavasi, il sindaco di Correggio Fabio Testi e il presidente di Legacoop Emilia Ovest Edwin Ferrari.
Presenti sparsi tra la folla nella assai composita piazza, un happening decisamente diverso dalle tradizionali manifestazioni di partito e sindacali, anche i leader del sindacato e del centro-sinistra, come Elly Schlein, Maurizio Landini, Riccardo Magi e Carlo Calenda. Moltissime le bandiere dell’Europa, numerose però anche le bandiere arcobaleno e quelle gialloblù dell’Ucraina. Il palco ha visto gli interventi di numerose personalità della cultura, oltre che dei sindaci Roberto Gualtieri di Roma, della sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi e di Gaetano Manfredi di Napoli, in rappresentanza di Anci. Circa 300 i sindaci presenti, provenienti da tutta Italia.

Corrado Augias ha ribadito l’attualità del Manifesto di Ventotene, scritto nel 1941 sotto la dittatura nazifascista, “che sembra scritto oggi”. Di grande impatto l’intervento dell’attore Fabrizio Bentivoglio, che si è presentato come “lavoratore dello spettacolo”, e dal palco ha letto parte del discorso tenuto da Pericle agli Ateniesi nel 431 a.c.
“Noi crediamo che la felicità derivi dalla libertà, e che la libertà derivi dal valore. Noi Ateniesi – ha scandito l’attore citando Pericle – siamo così: noi siamo una democrazia, Sparta è una oligarchia. Siamo una città aperta, e dunque non scacciamo nessuno. Un uomo che non si interessi dello Stato non lo consideriamo innocuo, bensì inutile”.

Francesca Vecchioni, figlia di Roberto, ha detto che “ciò che per noi è un valore, la differenza, per Trump è un problema. Come lesbica, in molte città polacche e ungheresi non ho il diritto di mettere piede”. Il padre Roberto Vecchioni ha dichiarato che “noi siamo pacifisti, ma non siamo disposti ad accettare qualsiasi pace”. Gianrico Carofiglio ha citato Gramsci e Churchill: “Ciò che temo non è la violenza dei cattivi, ma l’indifferenza dei buoni” ha detto. “Ma noi – ha proseguito – combatteremo dovunque con la forza indomabile delle nostre idee e non ci arrenderemo mai per difendere i nostri ideali”.
Luciana Litizzetto si è presentata come “donna e non americana, dunque secondo Trump al gradino più basso della scala evolutiva, subito dopo i Messicani”. Molto coinvolgente anche l’intervento dello scrittore Antonio Scurati, che ha detto: “Noi non siamo come quelli che invadono altri Paesi, non siamo come quelli che bombardano le città, nè come quelli che torturano con gusto sadico altri esseri umani. Lo facevamo 80 anni fa, quando eravamo fascisti. E non siamo neanche come quelli che deportano gli immigrati con le manette ai polsi in favore di telecamere o tagliano i fondi alle organizzazioni umanitarie”.

“Il nostro rifiuto della guerra – ha proseguito Scurati – è scritto nella Costituzione. Ma essere contro la guerra non vuol dire rinunciare a lottare. La democrazia è sempre lotta per la democrazia”. Corrado Formigli si è definito “orgogliosamente giornalista” e ha dichiarato: “Vogliamo gli Stati Uniti d’Europa e per farlo serve anche una difesa comune”. Lo scrittore Maurizio De Giovanni ha ribadito che “noi, come il Presidente Mattarella, sappiamo distinguere tra aggredito e aggressore e, anche se tra noi ci sono differenze, siamo accomunati dalla volontà di difendere l’Europa, non vogliamo che i nazionalismi la affossino”.
Sul finire della manifestazione anche il commovente intervento della profuga ucraina Yulia, che ha ringraziato l’Italia per averla accolta e ha aggiunto: “Mia sorella a Kyiv non sa più cosa significhi dormire la notte. Il popolo ucraino è stanco di questa guerra e vuole una pace giusta”. Forte l’internazionalismo europeista della giornata, rafforzato anche dagli interventi dal palco dell’ex primo ministro belga, il leader dei Liberali europei Guy Verhofstadt, e del sindaco di Barcellona Jaume Collboni.
Dopo l’esibizione del cantautore Mauro Pagani, che ha cantato “Creuza de Ma” di Fabrizio de Andrè, in chiusura gli interventi delle senatrici a vita Elena Cattaneo e, in videomessaggio, Liliana Segre. I problemi dell’Europa, stretta a est dalla minaccia putiniana e a ovest dal populismo estremista di Trump e Musk, alla fine della manifestazione restano enormi, ma stasera l’Europa forse è un po’ più forte.