
Sono stati trasmessi dall’ispettorato del lavoro dopo l’esposto di Fdi. Ma spunta anche una presunta inconferibilità dell’incarico
REGGIO EMILIA – Una nuova tegola cade sul capo di Andrea Capelli. L’ispettorato provinciale del lavoro ha infatti approfondito la questione dei redditi percepiti dal presidente delle Farmacie comunali riunite di Reggio Emilia, segnalata a fine febbraio da un esposto del gruppo in Comune di Fratelli d’Italia. E venerdì scorso, al termine delle verifiche, ha deciso di trasmettere il fascicolo istruttorio alla Procura per le valutazioni “di competenza dell’autorità giudiziaria”.
In pratica Capelli, nominato a capo di Fcr a settembre 2020 dall’allora sindaco Luca Vecchi ha dichiarato di essere in aspettativa da dipendente dalla Capelli srl (l’autocarrozzeria di famiglia) dall’1 ottobre 2020 al 30 giugno 2024. Cioè di aver mantenuto il proprio posto di lavoro dipendente, ma senza retribuzione. Tuttavia dall’1 luglio 2024 ha comunicato di non essere più in tale condizione, in cui ha poi affermato di essere ritornato a novembre dell’anno scorso.
Il punto, spiega il capogruppo di Fdi in sala del Tricolore Cristian Paglialonga che per oltre quattro mesi ha scavato nella vicenda con accessi agli atti e incontri con i diretti interessati, “è che da dipendente in aspettativa Capelli poteva percepire lo stipendio pieno da amministratore di Fcr, mentre altrimenti avrebbe avuto diritto ad un compenso pari solo al 50%”. Analizzando i redditi del dirigente della partecipata, Paglialonga ha poi riscontrato delle anomalie, ovvero ulteriori redditi da rapporto dipendente negli anni: 2020 per 26.000 euro circa, nel 2021 per 21.000 euro e nel 2022 per 15.000 euro. Capelli li ha giustificati affermando di aver stipulato con la stessa Capelli srl da cui si era messo in aspettativa e dalle due sub agenzie assicurative con cui collabora.
“In molteplici occasioni, anche di persona, abbiamo quindi chiesto di poter vedere questo contratto di ‘cococo’, che ci è stato sempre negato, nonostante un parere del segretario generale del Comune affermasse che ne avevamo diritto”, spiega Paglialonga. Da qui l’esposto di Fdi, ora finito sulla scrivania del procuratore capo Gaetano Paci. Non è tutto. Il gruppo di Fratelli d’Italia aspetta anche l’esito di un secondo esposto presentato contro Capelli all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac).
Secondo Fdi, in base all’articolo 7 del decreto legislativo 39 del 2013, Capelli non avrebbe potuto nel 2020 essere nominato presidente di Fcr perché non era ancora terminato il perido di “raffreddamento” di due anni da quando aveva terminato l’incarico di capogruppo del Pd in Consiglio comunale (14 mesi prima, nell’estate del 2019). A questo proposito, “il segretario comunale Donato Salvatore Marengo ha prima glissato sulla questione, ritenendola poi chiusa la scorsa settimana, quando ci ha spiegato che la norma sull’inconferibilità è stata abrogata dal recente decreto ‘Milleproroghe’.
Peccato però che l’abrogazione non abbia effetto retroattivo”, conclude Paglialonga. Gianluca Vinci, deputato di Fratelli d’Italia e avvocato, aggiunge: “Capelli nel 2020 ha dichiarato di non trovarsi nelle condizioni di inconferibilità dell’incarico. Quella singola dichiarazione – che sarà oggetto di un’integrazione del nostro esposto – basta di per se a reggere un’altra tipologia di illecito perché, se confermata, sarebbe falsa” (Fonte Dire).