
Fdi e Lista civica per Reggio Emilia accusano l’amministrazione di strumentalizzare il tema della discriminazione per fini ideologici
REGGIO EMILIA – L’iniziativa promossa dal Comune di Reggio Emilia e dalla Fondazione Mondinsieme per l’apertura di uno “sportello antirazzista” ha scatenato forti reazioni da parte dell’opposizione, che accusa l’amministrazione di strumentalizzare il tema della discriminazione per fini ideologici.
A guidare le critiche il capogruppo in Consiglio comunale della Lista Civica per Reggio, Giovanni Tarquini, che ha duramente attaccato l’assessore alle Politiche educative e interculturali, Marwa Mahmoud, sostenendo che Reggio Emilia non ha bisogno di un ulteriore sportello di questo tipo, essendo già dotata di numerosi presidi contro le discriminazioni, tra cui parrocchie, società sportive, circoli culturali e la Procura della Repubblica.
Secondo Tarquini, l’idea dello sportello rappresenterebbe un’iniziativa divisiva e propagandistica, lontana dai reali bisogni della città: “La città ha bisogno di ben altro. Il nostro auspicio, ancora una volta, è che ci sia nei fatti una reazione importante, soprattutto da parte di chi opera da sempre per il bene e la fratellanza, Chiesa in primis, per spiegarle meglio che qui a Reggio Emilia di questo sportello proprio non ce n’è bisogno”.
Anche Fratelli d’Italia ha espresso una ferma opposizione al progetto, definendolo uno strumento di propaganda politically correct più che un reale servizio per i cittadini. I consiglieri comunali di FDI, Letizia Davoli e Lorenzo Melioli, hanno dichiarato:
“Diciamo no all’apertura dello sportello antirazzista voluto dal Comune e dalla Fondazione Mondinsieme. Questo non è un servizio per i cittadini, ma un’arma ideologica nelle mani di un’amministrazione che preferisce la propaganda ai fatti, un insulto ai reggiani che, a quanto pare, per l’assessore Mahmoud, sono razzisti e hanno bisogno di essere rieducati”.
Secondo Davoli, il progetto nasconde l’intenzione di monitorare e controllare il linguaggio pubblico, trasformando Reggio Emilia in un laboratorio di censura e rieducazione: “Uno sportello per segnalare discriminazioni – anche solo verbali e non penalmente rilevanti – e un osservatorio per spiare il linguaggio pubblico è l’ennesimo delirio di una sinistra che vuole controllare pensieri e parole, bollare i reggiani come razzisti e zittire chi non si piega al dogma dell’antirazzismo militante”.
Melioli, dal canto suo, ha posto l’accento sulla presunta inutilità pratica dell’iniziativa rispetto alle reali emergenze della città: “Mentre la città affronta emergenze ben più pressanti – dalla sicurezza nei quartieri alla crisi economica che colpisce famiglie e imprese – l’amministrazione comunale sceglie di investire risorse pubbliche in un’iniziativa astratta e di dubbia utilità. È inaccettabile che si promuovano strumenti che, invece di unire, creano categorie di vittime e colpevoli sulla base di criteri ideologici”.
I consiglieri di Fratelli d’Italia hanno infine chiesto al Comune di rivedere l’iniziativa e di concentrarsi sulle vere priorità della cittadinanza, sostenendo che la lotta al razzismo non si combatte con sportelli e osservatori, ma con politiche di integrazione basate sul rispetto delle regole e dei valori della comunità locale.