
L’uomo, con il supporto del suo entourage, avrebbe applicato tassi d’usura fino al 177,50% su prestiti concessi, arrivando a riscuotere interessi usurari per oltre 413.000 euro
REGGIO EMILIA – Un imprenditore reggiano, di origini calabresi, Giambattista Di Tinco, amministratore unico della Dg Service di Calerno, è stato arrestato questa mattina nell’ambito dell’operazione “Ottovolante”, condotta dalla Guardia di Finanza di Reggio Emilia sotto il coordinamento della Procura della Repubblica. L’uomo era già stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere il 16 agosto 2024 per fatti analoghi, legati a un caso di usura ai danni di un imprenditore campano in difficoltà economiche, vittima di minacce e violenze.
L’operazione di oggi ha portato all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di cinque soggetti, indagati a vario titolo per estorsione, usura e favoreggiamento reale. In particolare: 1 custodia cautelare in carcere per l’imprenditore reggiano, 1 misura di arresti domiciliari, 1 divieto di dimora in tutti i comuni dell’Emilia-Romagna.
L’indagine ha rivelato che l’imprenditore, con il supporto del suo entourage, avrebbe applicato tassi d’usura fino al 177,50% su prestiti concessi, arrivando a riscuotere interessi usurari per oltre 413.000 euro.
Le investigazioni traggono origine dall’esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite il 16 agosto 2024, che hanno coinvolto due soggetti di origine calabrese, già a capo di un’organizzazione criminale smantellata con la precedente operazione “Minefield”, e l’imprenditore reggiano.
I tre sono gravemente indiziati di aver estorto somme ingenti ad almeno quattro vittime, tra cui un imprenditore campano in difficoltà economica, costretto a restituire crediti con interessi esorbitanti, in alcuni casi pari all’intero capitale ricevuto. Le vittime sarebbero state inoltre minacciate e sottoposte a violenze per costringerle a pagare.
Le indagini hanno successivamente permesso di individuare altri tre imprenditori vittime dello stesso sistema di usura. Nonostante fosse già sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, l’imprenditore avrebbe continuato a coordinare le attività illecite attraverso i suoi collaboratori, operanti nella provincia di Reggio Emilia.
Nel complesso, le vittime avrebbero contratto debiti per oltre 150.000 euro, ritrovandosi poi costrette a pagare interessi per oltre 413.000 euro, con pesanti ripercussioni sulle loro attività imprenditoriali e condizioni psicofisiche.