Articolo 52, nasce anche a Reggio il movimento delle ronde anti maranza

Il responsabile: “Non siamo dei picchiatori e non condividiamo quello che è successo a Milano, ma qualcosa bisogna fare”
REGGIO EMILIA – Si è costituito, anche nella nostra città, Articolo 52, un movimento che esiste anche in altre parti di Italia e che è salito agli onori delle cronache dopo le ronde anti maranza e i pestaggi, con gli immigrati come vittime, avvenuti a Milano ad opera del gruppo locale. Il progetto del gruppo, il cui nome è un omaggio all’articolo della Costituzione che prevede che “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”, è occuparsi della sicurezza dei cittadini, anche attraverso ronde cittadine.
Il loro simbolo, con l’aquila nazista e la scritta boy, richiama anche, non sappiamo quanto volutamente, un noto marchio di abbigliamento inglese. Reggio Sera ha parlato con il responsabile del movimento che ha preferito mantenere l’anonimato. Ha un impiego in una ditta e si definisce di destra moderata.
Cosa vi proponete di fare a Reggio Emilia?
Vogliamo far capire alla gente che non si può più andare avanti così. Ci sono troppi problemi in questa città. Non vede quanti articoli escono, tutti i giorni, in cui si parla di rapine e minorenni che girano con un coltello in tasca?
Articolo 52, a Milano, si reso protagonista, con le sue ronde, di violenti pestaggi ai danni di immigrati e alcuni degli ideatori sono stati indagati per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Condividete le loro azioni?
Si tratta di gruppi che non sono collegati fra loro. A Milano è nato il movimento, ma noi non abbiamo nulla a che fare con loro, perché è solo una idea e non c’è cosa più forte di una idea. Anche in altre città sono nati gruppi che non sono collegati fra di loro e con Milano. Noi non rispondiamo delle violenze avvenute là.
Pensate di fare delle ronde anche voi a Reggio?
Guardi, ora come ora, non le so rispondere. Noi pensavamo di fare una cosa fatta bene. Non vogliamo essere visti come dei picchiatori. Siamo gente con una famiglia e dei figli, che la mattina si alza per andare a lavorare. La giustizia privata non va bene, ma qualcosa bisogna fare. Non escludiamo di fare le ronde, ma, al momento, non abbiamo preso nessuna decisione.
Quanti siete a Reggio?
Qualche centinaio di persone.

Quando è nato il vostro movimento?
In queste settimane e poi abbiamo deciso di fare creare la pagina su Facebook. Per ora non abbiamo una sede. Ci riuniamo a casa nostra.
Perché volete mantenere l’anonimato se dite di non voler fare nulla di male?
Vogliamo tutelare le persone che si sono messe in gioco. Sono persone che hanno famiglia e non vogliono problemi. Non mi sembra giusto che la nostra scelta ricada su altri.
Avete una particolare ideologia politica?
Ci interessa fino a un certo punto. Non importa se uno è di destra o di sinistra. A noi interessa la sicurezza.
Ma lo sapete che la sicurezza, nel nostro Paese, è gestita dalle forze dell’ordine?
Uno può fare le ronde e non intervenire. Esistono già le ronde cittadine, nei quartieri, per evitare i furti e fare segnalazioni.
Il problema, però, è che voi portate il nome di un movimento che ha commesso dei pestaggi violenti a Milano.
Non condividiamo quello che è successo a Milano. Vogliamo solo mandare un messaggio per attirare l’attenzione delle istituzioni sul problema della sicurezza. Non siamo squadristi e non vogliamo arrivare lì.