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Caso Garlasco, il genetista della procura: “Dna di Sempio sotto due unghie di Chiara”

2 aprile 2025 | 19:49
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Caso Garlasco, il genetista della procura: “Dna di Sempio sotto due unghie di Chiara”

E’ quanto emerge dalla consulenza di 60 pagine di Carlo Previderé. Le tracce genetiche sono state trovate sul quinto dito della mano destra e sul primo della mano sinistra

PAVIA – Nuovi sviluppi nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. Una recente analisi genetica potrebbe mettere in discussione la condanna definitiva di Alberto Stasi, che sta scontando 16 anni di carcere.

Secondo le conclusioni del genetista Carlo Previderé, incaricato dalla Procura di Pavia, su due frammenti di unghie della vittima è stato individuato un DNA maschile perfettamente sovrapponibile a quello di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, già indagato in passato e ora nuovamente al centro dell’inchiesta.

Lo studio, contenuto in una consulenza di 60 pagine, ha analizzato numerosi reperti consegnati dai carabinieri di Milano. Dalle indagini sono emersi cinque differenti aplotipi Y, ossia tracce di DNA maschile riconducibili a cinque linee genealogiche distinte.

In particolare, tracce genetiche sono state rinvenute su quinto dito della mano destra e primo e quarto dito della mano sinistra

L’analisi ha escluso che quattro dei cinque aplotipi appartengano a individui che abbiano avuto contatti con la vittima. Tuttavia, un aplotipo coincide perfettamente con quello estratto da alcuni oggetti appartenuti a Andrea Sempio, analizzati in passato dalla difesa di Stasi.

Il profilo genetico di Sempio risulta compatibile con le tracce trovate sul dito della mano destra e sul primo dito della mano sinistra di Chiara Poggi. Al contrario, è stato escluso che la traccia rinvenuta sul quarto dito della mano sinistra appartenga sia a Sempio che a Alberto Stasi.

Questi nuovi elementi saranno al centro dell’incidente probatorio, avviato dopo il prelievo ufficiale del DNA di Andrea Sempio lo scorso 13 marzo. Gli esiti dell’indagine potrebbero riaprire uno dei casi più discussi della cronaca italiana.