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Rosebud, la regista Liliana Cavani dialoga con Simonetta Fiori

26 aprile 2025 | 15:36
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Rosebud, la regista Liliana Cavani dialoga con Simonetta Fiori

Domenica 27 aprile, alle 21, una serata speciale, a ingresso gratuito, per celebrare l’80esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo attraverso la proiezione di La donna nella Resistenza (1965)

REGGIO EMILIA – Il ricco programma delle celebrazioni promosso e organizzato da Comune e Provincia di Reggio Emilia in occasione dell’80esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, un momento fondamentale nella storia delle istituzioni democratiche italiane, prosegue al Cinema comunale Rosebud domenica 27 aprile alle 21 con una serata speciale a ingresso gratuito (fino a esaurimento posti) dedicata alla proiezione del documentario La donna nella Resistenza (1965, 47′), per la regia di Liliana Cavani. La serata, aperta dai saluti istituzionali di Marco Massari, Sindaco di Reggio Emilia, e di Marco Mietto, Assessore a Cultura e Giovani del Comune di Reggio Emilia, vedrà un interessante dialogo tra la stessa Cavani e Simonetta Fiori, giornalista di Repubblica. 

Realizzato per la RAI nel 1965 in occasione del ventennale della Resistenza, il documentario di Liliana Cavani costituisce ancora oggi un punto di riferimento imprescindibile per le tematiche affrontate. Oltre ad essere stato uno dei primi lavori ad esplorare il ruolo della donna durante la Resistenza, nonché la condizione di emarginazione nel Dopoguerra – temi fino a qual momento scarsamente affrontati nel dibattito pubblico – il documentario offre una preziosa attestazione dell’importante contributo fornito dalle donne alla lotta contro il fascismo e l’occupazione nazista. In poco meno di un’ora, Cavani ci propone una serie di interviste a una ventina di donne partigiane di età, condizioni sociali e provenienza geografica diverse. Denso di testimonianze toccanti e spesso drammatiche, il film apre ancora oggi a un dibattito, sempre vivo e urgente, su tematiche di stretta attualità quali ruoli, parità, differenze di genere e stereotipi.

Attraverso il documentario, Cavani esplora in modo crudo e realistico l’importante, ma spesso invisibile, contributo delle donne alla Resistenza mettendo in luce le difficoltà e le sfide che si ritrovavano ad affrontare, non solo a causa della guerra, ma anche per le convenzioni sociali del tempo che le relegavano a ruoli subalterni. Al di là e oltre il suo valore documentale, l’importanza storica del film risiede anche nell’operazione stessa compiuta dalla regista che decide di dare voce alle donne in un contesto storico e sociale in cui la memoria della Resistenza era ancora, in prevalenza, legata al ruolo degli uomini. Dando voce e corpo ad alcune delle protagoniste dalla Resistenza, Cavani restituisce loro una dignità storica troppo spesso ignorata o marginalizzata.

Il documentario rappresenta anche una tappa importante nella carriera della stessa Cavani che, in seguito, sarebbe diventata una delle voci più interessanti del cinema italiano, nota soprattutto per il suo approccio audace e provocatorio ai temi della storia, della politica e delle dinamiche di genere, capace di indagare la realtà attraverso punti di vista originali e non convenzionali. La donna nella Resistenza è parte di una più ampia serie di inchieste, realizzate da Cavani per la televisione, che segnano i suoi primi passi dietro la macchina da presa. Le figure storiche di cui Cavani si occupa la interessano soprattutto per l’attualità del loro insegnamento, spesso riconducibile a modelli non violenti di contestazione degli ordini costituiti.
Tra questi primi lavori vi sono inchieste a sfondo sociale e politico dal forte impatto quali, ad esempio, La storia del Terzo Reich (1963-64), Età di Stalin (1964), La casa in Italia (1964-65) e Philippe Pétain: processo a Vichy (1965), premiato con il Leone d’Oro come miglior documentario alla Mostra di Venezia nel 1965.
La notorietà arriva per Cavani nel 1966 con la miniserie televisiva Francesco d’Assisi e poi, a livello internazionale, con Il portiere di notte (1974), film incentrato sul rapporto fra un ex ufficiale delle SS e un’ebrea sopravvissuta ai campi di concentramento che offre alla regista l’occasione di trattare il tema del potere intrecciato all’ambiguità della natura umana. Nel 2023 firma la regia de L’ordine del tempo, liberamente ispirato all’omonimo saggio del fisico Carlo Rovelli. Nello stesso anno riceve il Leone d’Oro alla carrierain occasione dell’80° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.