L’opera di Umberto Giordano, ambientata alla vigilia della Rivoluzione francese, in scena 1 e 3 marzo. Sul palco Martin Muehle, Saioa Hernández, e Claudio Sgura. Orchestra regionale dell’Emilia-Romagna diretta da Aldo Sisillo
REGGIO EMILIA – Andrea Chénier, opera di Umberto Giordano, che andrà in scena al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia nella Stagione di Opera venerdì 1 marzo ore 20.00 (replica domenica 3 marzo, ore 15.30) è una coproduzione internazionale, che coinvolge l’Opéra de Toulon, oltre che i Teatri di Piacenza, Reggio Emilia, Ravenna, Parma e Modena, dove ha debuttato lo scorso fine settimana.
Il titolo manca da Reggio da vent’anni e prosegue il progetto di rivalutazione di opere popolari della Giovane Scuola italiana rimaste a margine del repertorio, quali La Wally e Le Villi. Firma la regia Nicola Berloffa, nei ruoli principali si esibiscono tre interpreti di fama internazionale quali Martin Muehle, Saioa Hernández, e Claudio Sgura. Aldo Sisillo, dirige l’Orchestra Regionale dell’Emilia-Romagna e l’Associazione Coro Lirico Terre Verdiane – Fondazione Teatro Comunale di Modena preparato da Stefano Colò.
La vicenda dell’opera si svolge a Parigi, alla vigilia della Rivoluzione francese, dove il giovane poeta francese Andrea Chénier difende con forza i suoi ideali contro i costumi corrotti dell’epoca ma verrà perseguitato e condannato a morte assieme alla sua amata Maddalena.
Andrea Chénier debuttò, con successo trionfale, nel 1896 al Teatro alla Scala di Milano. L’entusiasmo del pubblico portò l’opera in novembre, col medesimo esito, a New York. Pochi mesi dopo Gustav Mahler la dirigeva a Breslavia, Amburgo e Budapest. Al di là dei numeri più celebri ai quali è affidata l’identità drammatico musicale dei protagonisti, (uno fra tutti, La mamma morta di Maddalena, notissima al pubblico contemporaneo per una scena-madre del film Philadelphia), Giordano costruisce con abilità numerose scene corali dando vita a un vero e proprio grand-opéra all’italiana.
“L’opera di Giordano ha una connotazione storica talmente forte che non può essere dimenticata, tralasciata o reinventata – spiega il regista dello spettacolo -; tutto ruota intorno alla grande Rivoluzione francese. In tutta l’opera vengono ricordati luoghi, personaggi, date, città che rimandano al grande dramma che portò alla fine dell’aristocrazia francese; una cospirazione di dettagli che necessariamente rendono la documentazione storica e l’attenzione per la storicità una componente imprescindibile”.