Emma Dante con “Pupo di Zucchero” al teatro Ariosto

Date Evento
Dal 10 gennaio al 11 gennaio
Dalle 20.30
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Evento concluso

Lo spettacolo dell’artista che spazia con successo tra teatro, lirica, letteratura e cinema, martedì 10 e mercoledì 11 gennaio, alle 20.30

Emma Dante con “Pupo di Zucchero” al teatro Ariosto

REGGIO EMILIA – Una favola barocca di solitudine e vecchiaia per celebrare la memoria dei defunti e la pienezza della vita attraverso l’ombra delle loro esistenze passate. Con la regia di Emma Dante, artista che spazia con successo tra teatro, lirica, letteratura e cinema, arriva al Teatro Ariosto di Reggio Emilia nei giorni martedì 10 e mercoledì 11 gennaio, alle 20.30 “Pupo di Zucchero”.

Liberamente tratto da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, che già ispirò “La scortecata” nel 2017, lo spettacolo racconta la storia di un vecchio alle prese con i propri ricordi, intento a preparare un tradizionale pupo di zucchero per la ricorrenza dei morti. La suggestione del dolcetto antropomorfo, simbolo di un’antica credenza radicata nel Sud Italia, ha il potere di evocare i fantasmi della sua famiglia. I cari richiamati dall’aldilà come visioni della vita che fu invadono il silenzio della sua casa buia e vuota. Un turbinio vivace e inebriante di gesti, musiche e voci che si spegnerà al riapparire di tutti i personaggi nelle loro vere sembianze: quelle orrende della morte, convitata muta ma ineluttabile, cui Cesare Inzerillo ha dato corpo con le sue dieci sculture simili alle mummie dei Cappuccini esposte nelle catacombe di Palermo.

Accanto a Carmine Maringola, abile cantastorie che maneggia con cura una lingua vivida come il napoletano ereditato dal Pentamerone secentesco di Basile, recitano Nancy Trabona, Maria Sgro e Federica Greco nel ruolo delle tre spigliate sorelle, Sandro Maria Campagna in quello dello spasimante spagnolo con movenze da matador, mentre Stephanie Taillandier è la madre marsigliese, Giuseppe Lino il padre disperso in mare, Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout il tuttofare Pasqualino, e Martina Caracappa e Valter Sarzi Sartori gli zii che danno corpo a una danza passionale e violenta.

Scrive Emma Dante che “In Pupo di zucchero la morte non è un tabù, non è scandalosa, ciò che il vecchio vede e ci mostra è una parte inscindibile della sua vita. Ciò non può che intenerirci. La stanza arredata dai ricordi diventa una sala da ballo dove i morti, ritrovando le loro abitudini, festeggiano la vita”.