Festival Aperto fra jazz, elettronica e musica totale

Date Evento
Il 11 novembre
Dalle 20.30
Date Evento
Ingresso

Evento concluso

Festival Aperto fra jazz, elettronica e musica totale

REGGIO EMILIA – Incontro al vertice tra due “guru” e un apprendista stregone: Enrico Rava acclamato guru del jazz europeo, Matthew Herbert consacrato guru dell’elettronica, e un apprendista stregone che ha carpito molti dei segreti del jazz nella lunga militanza con Rava, e ora intento a rubare i segreti del mago dell’elettronica Herbert.

Un concerto speciale che affianca tre solisti, tre personalità musicali diverse fra loro, ma che fanno del dialogo e dello scambio l’essenza delle loro poetiche. Un concerto imperdibile per il Festival Aperto, venerdì alle 20.30, al Teatro Ariosto di Reggio Emilia.

Secondo Damir Ivic (Soundwall.it) questo originale sodalizio è “una delle cose più emozionanti viste da quando seguiamo la musica. Herbert campiona in presa diretta ciò che suonano Rava e Guidi creando pad atmosferici, riff taglienti, architetture ritmiche; Guidi tira fuori di tutto e di più dal pianoforte, anche percuotendolo, con momenti di bellezza assoluta dal punto di vista lirico; Rava va violentemente in crescendo fino a diventare furia. In tutto questo, l’interplay fra i tre è incredibile, feroce, lo si avverte nell’aria, l’intensità di cui si nutrono reciprocamente è quasi soprannaturale. È jazz? Anche. È musique concrete? Pure. È techno? In più di un momento. È, soprattutto, musica totale. Coinvolgente emotivamente al 101%.”

Enrico Rava è sicuramente il jazzista italiano internazionalmente più conosciuto e apprezzato. La schiettezza umana e artistica lo pone al di fuori di ogni schema, facendone un musicista rigoroso ma incurante delle convenzioni. La sonorità lirica e struggente, la stupefacente freschezza d’ispirazione, animano tutte le sue avventure musicali. Per limitare ai titoli più recenti la sua fluviale discografia, da segnalare Easy Living (2004), Tati (2005), New York Days (2009), Tribe (2010) e On The Dance Floor (2012), Wild Dance (2015), tutti per ECM. Non è difficile usare i superlativi per raccontare questo musicista, talmente affascinante il suo mondo musicale e lungo l’elenco dei musicisti, fra i massimi, con cui ha collaborato: da Bollani a Metheny, da Shepp a Lovano, da Saluzzi a Lacy a Scofield etc… Ha effettuato tours e concerti, per farla breve, in tutto il mondo, Blue Note di New York compreso: tempio del jazz mondiale.

Più volte Miglior musicista per la rivista “Musica Jazz”, nominato “Chevalier des Arts et des Lettres” dal Ministro della Cultura Francese, comparso ai primi posti nei referendum della rivista “Down Beat” (alle spalle di Dave Douglas e Wynton Marsalis!), nel 2011 ha pubblicato La storia del mio jazz (Feltrinelli) in cui ripercorre la sua carriera.

L’avventura musicale di Matthew Herbert coincide con l’innovativa e acclamata saga che da 20 anni porta il suo nome. Fra la produzione discografica spicca quello che a posteriori può essere visto come un trittico di lavori fra i più influenti dell’elettronica tra anni Novanta e Duemila: Around the house (1998), Bodily Functions (2001) e Scale (2006), dove quest’ultimo segna l’abbandono dei ritmi techno in favore di sonorità vicine all’avant-pop della Björk di Post, con la quale infatti Herbert ha collaborato a lungo. Herbert è attivo fra àmbiti talmente distanti tra loro da farne un artista inclassificabile: il nu-jazz della sua Big Band, i guizzi dance di Doctor Rockit, la cibernetica di Radio Boy, il funambolico alter-ego Wishmountain e infine l’eclettica incarnazione a nome completo, che passa dalle digital ballads di One One al flirt classico con il progetto “Recomposed By” della Deutsche Grammophon.

Nato nel 1985, Giovanni Guidi viene presto notato da Enrico Rava, che lo inserisce nel gruppo Rava Under 21. Collabora poi, oltre che con i gruppi di Rava (PM Jazz Lab e Tribe), con Gianluca Petrella, Michele Rabbia, e l’enfant prodige del sax Mattia Cigalini. Partecipa ai maggiori festival jazz in Italia, Europa, Americhe ed Estremo Oriente. Il suo primo album Tomorrow Never Knows (2006) ha ottenuto 5 stelle da “Swing Journal”, e nel 2007 viene riconosciuto Miglior nuovo talento dalla rivista “Musica Jazz”. Dopo quattro album con Cam Jazz fra il 2007 e il 2011, approda alla prestigiosa ECM di Monaco con City Of Broken Dreams (2013), seguito da This Is The Day (2015) in trio con Thomas Morgan e Joao Lobo.