Festival Aperto: un’orchestra da 17 mondi diversi

Date Evento
Il 12 novembre
Dalle 20.30
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EVENTO A PAGAMENTO

Evento concluso

Musicisti provenienti da una varietà di tradizioni, culture e nazionalità nel progetto del compositore e trombettista iracheno-americano Amir ElSaffar. Al Teatro Ariosto sabato 12 novembre, alle 20.30

Festival Aperto: un’orchestra da 17 mondi diversi

REGGIO EMILIA – L’orchestra Rivers of Sound di Amir Elsaffar, che sarà al Teatro Ariosto sabato 12 novembre, alle ore 20.30, nell’ambito del Festival Aperto, è un “esperimento musicale, culturale e sociale”, che nasce dall’idea del compositore e trombettista iracheno-americano Amir Elsaffar. L’orchestra riunisce 17 musicisti, provenienti da una varietà di tradizioni, oltre a quelle occidentali jazz e classica, il Medio Oriente, l’India e relativi strumenti: dall’oud al santur, dal mrundangam al vibrafono alla chitarra.

Durante prove e performance le culture individuali sfumano per lasciar emergere un sentimento di condivisione. Attraverso l’improvvisazione il gruppo forma un microcosmo sociale non-gerarchico, fondato sulla connessione e il comune sentire, in una ricerca collettiva di bellezza.

Le sue composizioni si fondano sulle interazioni tra musicisti di diverse culture e nazionalità, che utilizzano strumenti musicali di differenti tradizioni, sia occidentali che orientali. Il nome dell’orchestra riflette il fluire magmatico e policentrico di una musica ricca di energia in costante trasformazione.

Sulla base della risonanza armonica come principio regolatore, Rivers of Sound incorpora elementi del maqam modale microtonale del Medio Oriente, il jazz e altre prassi musicali, per creare un ambiente musicale che da stili e tradizioni si sposta verso modi di comunicazione musicale disinibiti.

Il più alto ideale nella musica maqam è il raggiungimento di uno stato di tarab, ossia estasi musicale, che risulta dal dissolversi dei confini fra il sé e l’altro-da-sé, mentre musicisti e ascoltatori godono insieme della musica. Come le altezze e i ritmi si fanno fluidi, altrettanto accade ai confini culturali: gli elementi che tradizionalmente dividono i musicisti sono ricontestualizzati in un fresco paesaggio transculturale.