Il regista dell’acclamato spettacolo shakespeariano, vincitore del Premio Ubu 2017, propone ora una versione inedita e magica del capolavoro cechoviano, un viaggio tra vita e sogno “dove nulla accade e tutto accade”
REGGIO EMILIA – Una sinfonia di voci e suoni per un viaggio tra vita e sogno nella rilettura di Alessandro Serra del capolavoro di Anton Cechov, “Il giardino dei ciliegi”. In scena al Teatro Ariosto venerdì 31 gennaio e sabato 1 febbraio, ore 20.30 e domenica 2 febbraio 2020, ore 15.30 per la Stagione di Prosa. Il visionario spettacolo firmato dal regista del “Macbettu” (Premio Ubu 2017), descrive “la distruzione della bellezza” in nome del progresso e del profitto attraverso le vicende di una nobile famiglia ormai decaduta.
L’ultima opera di Cechov narra la fine di un mondo e le trasformazioni della società nella Russia dell’Ottocento, la crisi dell’aristocrazia e l’ascesa della borghesia in un affresco dove tra futili conversazioni e dissertazioni filosofiche emergono la vacuità e l’inadeguatezza delle classi dominanti. Il giardino dei ciliegi di Alessandro Serra restituisce in un raffinato racconto per quadri, con un linguaggio simbolico ed evocativo, tra dissolvenze cinematografiche e giochi di luci e ombre, lo svolgersi di una silenziosa tragedia e l’incapacità dei protagonisti di agire per impedire la catastrofe. Un testo profetico, dove nulla accade e tutto accade.
La trama è nota: il ritorno dalla Francia di Ljubov’ Andreevna Ranevskaja, un tempo ricca proprietaria terriera, coincide con la messa all’asta del prezioso giardino. Vani i tentativi d’impedire la vendita, che anzi si risolverà in favore di Lopachin, il mercante, figlio di un servo, in una sorta di giustizia sociale. Nel cast Arianna Aloi, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Marta Cortellazzo Wiel, Massimiliano Donato, Chiara Michelini, Felice Montervino, Fabio Monti, Massimiliano Poli, Valentina Sperlì, Bruno Stori, Petra Valentini. Una versione inedita e magica del capolavoro di Cechov che “si apre e si chiude in una stanza speciale, ancora oggi chiamata stanza dei bambini”, spiega il regista.