REGGIO EMILIA – “E’ un esercito di artigiani, eletti dalla critica ufficiale a un ruolo che non gli compete. Alcuni sono uomini prodigiosi, altri soltanto spericolati. Tutti, però, sono vittime e carnefici di un mondo che li ha spinti a credere d’essere anche filosofi, monologhisti, opinionisti, rock star e stregoni”.
Così parlò Valerio M. Visintin, giornalista del Corriere della Sera, forse il più importante critico enogastronomico italiano, senza dubbio il più controcorrente. Sarà lui, mercoledi 31 agosto alle 21 a Festareggio l’ospite della Piazzetta delle idee. Intervistato da Adriano Arati il celebre critico mascherato presenterà il suo nuovo libro “Cuochi sull’orlo di una crisi di nervi. Viaggio in incognito fra tic e manie della ristorazione italiana” (Terre di Mezzo Editore).
Nessuno conosce il volto del celebre giornalista perché Visintin ritiene che solo recandosi in incognito in un ristorante sia possibile esprimere una recensione indipendente sull’esperienza culinaria maturata in quel locale. Perciò, come sempre, anche a Festareggio il critico mascherato terrà la presentazione del libro avvolto in un passamontagna nero.
Come gli articoli che scrive per il suo blog sul “Corriere della Sera”, anche il libro ha nell’ironia, accompagnata non di rado da qualche punta di sarcasmo, il filo conduttore che accompagna il lettore da una capitolo all’altro. Non sempre chi legge si troverà d’accordo con Visintin, ma è indubbio che il critico mascherato sollevi temi che fanno sempre riflettere.
La proliferazione dei foodbloggers (che l’autore definisce “fuffabloggers”), la non sempre elevata professionalità degli operatori di un settore, quello della critica enogastronomica, che ha avuto per padri Soldati, Veronelli e Raspelli “ma non ha prole”, l’invadenza degli uffici (“fuffici”) stampa, sono alcuni degli argomenti ricorrenti nell’opera del giornalista del Corriere della Sera. Visintin guarda con nostalgia al tempo in cui nei ristoranti c’erano gli osti e non impazzavano manager di sala e chef-imprenditori vari . Soprattutto, Visintin sembra invitare tutti quanti a guardare con più disincanto un universo, quello della ristorazione, che è popolato non da “angeli e dei”, ma da “uomini e donne, come noi, alcuni degni, altri meno”.