La Bohème in scena al teatro Valli

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Dal 13 novembre al 15 novembre
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Ingresso

Evento concluso

La Bohème in scena al teatro Valli

REGGIO EMILIA – Torna la stagione di opera della Fondazione I Teatri, con uno dei titoli più amati, la Bohème di Puccini con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, diretta da Giampaolo Bisanti, in scena al Teatro Valli venerdì alle 20 e domenica alle 15.30.

L’allestimento è quello di Leo Muscato che insieme al suo team – Federica Parolini scenografa, Silvia Aymonino costumista, Alessandro Verazzi light designer – ha ricreato appositamente per i teatri al chiuso il progetto, realizzato nel 2012 per il Macerata Opera Festival e premiato con il  premio Abbiati.

La direzione d’orchestra dei Pomeriggi Musicali vede sul podio Giampaolo Bisanti, la regia dell’opera, di Leo Muscato, presenta un taglio moderno e contestualmente toccante e poetico, incorniciando un tempo della storia italiana, quello degli anni ’60, che più di altri si confà alle vicende bohèmienne. In locandina, nel ruolo di Rodolfo, il nome del giovane tenore Matteo Lippi, già vincitore del Concorso “Toti Dal Monti” 2012 proprio per il ruolo di Rodolfo. Al suo fianco, un cast di giovani tra cui Maria Teresa Leva nel ruolo di Mimì, Sergio Vitale nel ruolo di Marcello, Larissa Alice Wissel in Musetta.

“La Bohème è un’opera di “leit motiv” – spiega Bisanti – i motivi musicali sono collegati a un significato simbolico e descrittivo, fanno riferimento a un personaggio, una situazione, un oggetto, e a un sentimento. Sono presenti molte ripetizioni e sviluppi tematici che danno un senso di continuità a tutta l’opera e sono più o meno spesso invariati e quindi facili da riconoscere”.

“Nella nostra messa in scena – così scrive nelle note il regista Leo Muscato –  l’archetipo simbolico slitta nel soggetto storico che ha animato il maggio francese; ed è qui che tradiamo. Perché, nonostante l’epoca di barricate e di sampietrini divelti, non era certo intenzione di Murger, (ispiratore della Boheme di Puccini n.d.r) fare dei suoi quattro bohémiens dei rivoluzionari protosocialisti ante litteram. Abbiamo tradito, sì, ma cercando parentele.

I nostri protagonisti vivono e agiscono una delle più grandi rivoluzioni culturali del ‘900, decisamente diversa dalla scapigliatura, ma altrettanto dirompente. E poiché nei primi due quadri li vediamo allegri, divertiti, divertenti e spensierati, non riusciamo a immaginarceli con i libri di Althusser e di Marcuse nelle tasche. Pensiamo a loro piuttosto come a quel folto numero di giovani che ha animato il Sessantotto nei suoi aspetti di rivoluzione diffusa, culturale e di costume. È così che li abbiamo immaginati. Mimì invece. Lei no. Non tradiamo la grisette dei fiori finti di Murger, né quella pucciniana, né questa che portiamo in scena e che lavora in una fabbrica che le insozza i polmoni sino a condurla alla morte”.