Lirica, l’Otello di Verdi al teatro Valli

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Dal 19 gennaio al 21 gennaio
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Evento concluso

Venerdì alle 20 e domenica alle 15,30 l’opera, che ruota intorno all’ossessione e alla gelosia, avrà Gregory Kunde nel ruolo del protagonista, Francesca Dotto nel ruolo di Desdemona e Luca Micheletti a interpretare il perfido Jago

Lirica, l’Otello di Verdi al teatro Valli

REGGIO EMILIA – Otello di Giuseppe Verdi, che andrà in scena nella stagione di Opera della Fondazione I Teatri, venerdì 19 gennaio (ore 20) e domenica 21 gennaio (ore 15.30) al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia è “una tragedia di tutti i tempi e di tutte le epoche”, come lo definisce il regista di questo allestimento, Italo Nunziata, che – assieme al direttore d’orchestra, Leonardo Sini – guida una coproduzione in gran parte regionale (Reggio, Modena e Piacenza più Novara).

Andata in scena per la prima volta alla Scala il il 5 febbraio 1887, l’opera è stata composta dopo un lunghissimo periodo di silenzio (la precedente Aida, risaliva al 1871), ed è la penultima di Giuseppe Verdi. I quattro atti su libretto di Arrigo Boito, dall’omonima tragedia di Shakespeare, verranno presentati da un cast artistico che si completa con lo scenografo Domenico Franchi e il costumista Artemio Cabassi.

Leonardo Sini sarà alla guida dell’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza.

Il cast è formato dall’Otello del tenore Gregory Kunde, interprete di riferimento per questo ruolo, dal soprano Francesca Dotto, al debutto nella parte di Desdemona e da Luca Micheletti (Jago), baritono già protagonista in importanti produzioni alla Scala di Milano e al Royal Opera House di Londra diretto da Riccardo Muti.

“Questo allestimento è “ambientato – scrive il regista Italo Nunziata – anche per i costumi e gli oggetti, negli ultimi decenni del 1800, quasi ad evidenziarne, laddove possibile, la natura di dramma borghese dello svolgersi dell’azione e del sentimento. Una società ed un periodo storico – prosegue il regista – che non ha più cotte di ferro o armature, ma corazze ben precise fatte di particolari tagli degli abiti, di rituali e forme ineludibili di vivere sociale, di appartenenza per nascita a un mondo dove chi viene dal di fuori, pur avendo guadagnato con forza la sua esistenza e posizione in questa società adeguandosi perfettamente alle sue leggi sociali, sarà visto e ne rimarrà sempre come estraneo e straniero”.

Fulcro del dramma la gelosia, l’ossessione vista come una prigione, “che piega le gambe, toglie il sonno, arrovella i pensieri, una stanza chiusa dalla quale è possibile uscire solo con l’annientamento totale del motivo di questa lacerante ossessione”: un tema con una, purtroppo, fortissima attualità.