Lo spettacolo del Festival Aperto, mercoledì, ore 20.30, ha al centro la cultura Inuit del Canada/Groenlandia, con musicisti italiani e vocalità Inuit
REGGIO EMILIA – Lo sciamano di ghiaccio, spettacolo del Festival Aperto, in scena al Teatro Cavallerizza mercoledì 25 settembre, alle 20.30, ha al centro la cultura Inuit del Canada/Groenlandia, con musicisti italiani e vocalità Inuit.
Lo sciamano di ghiaccio porta il pubblico nel piccolo villaggio di Kulusuk, sulla costa sudorientale dell’isola, e nella cittadina di Tasillaq.
Si tratta di un racconto senza parole, fatto solo di immagini, suoni e voci, della metamorfosi rapida, impetuosa, a volte crudele che la Groenlandia e il popolo inuit hanno subito negli ultimi cinquant’anni ed è il frutto del lavoro del team creativo composto da Guido Barbieri, drammaturgia, Oscar Pizzo direzione musicale, Fabio Cherstich, regia, luci, scene con i video Piergiorgio Casotti, una lunghissima frequentazione la sua con quei luoghi, che dialogano con le musiche originali di Massimo Pupillo e con i canti tradizionali di Karina Moeller, cantante inuit che vive in Danimarca.
Gli inuit, uno dei popoli più antichi e pacifici della terra, sono oggi a un bivio cruciale della loro storia. In Groenlandia la curva demografica non cresce da trent’anni e i nativi non sono più di cinquantamila. Minacciato dallo scioglimento inarrestabile dei ghiacci, dalle politiche estrattive di Canada e Stati Uniti, costretto a ridurre la pratica tradizionale della caccia, il popolo inuit sta vivendo in modo traumatico l’irruzione della modernità: il dilagare dell’alcolismo e un altissimo tasso di suicidi giovanili ne sono la testimonianza.