L’Otello di De Capitani all’Asioli di Correggio

Date Evento
Dal 27 marzo al 28 marzo
Dalle 21
Date Evento
Ingresso

Evento concluso

L’Otello di De Capitani all’Asioli di Correggio

CORREGGIO (Reggio Emilia) – Un Otello rivisitato e ‘corretto’, e proprio per questo attesissimo, è quello che il pubblico vedrà in scena martedì 27 e mercoledì 28 marzo al Teatro Asioli di Correggio (inizio ore 21). Il dramma di William Shakespeare, nella traduzione di Ferdinando Bruni, per la regia di Elio De Capitani e Lisa Ferlazzo Natoli, vedrà in scena Elio De Capitani (Otello), Federico Vanni (Iago) ed Emilia Scarpati Fanetti (Desdemona) nei ruoli principali. La produzione è firmata Teatro dell’Elfo.

Rileggere l’Otello spogliandolo della “tradizione”, tornare al cuore del meccanismo drammatico e delle parole. A queste premesse generali è improntato tutto il lavoro su Shakespeare di Elio De Capitani, un lavoro registico iniziato con il Sogno e proseguito con Amleto e il Mercante di Venezia, che per questo spettacolo in particolare è stato totalmente condiviso con Lisa Ferlazzo Natoli.

“Mettere in scena Otello oggi – dicono i registi – è un modo per fare i conti con la singolare attrazione che la vicenda del Moro esercita in tutti noi, come un congegno misterioso messo lì per “innescare” una risposta emotiva sui presupposti ideologici e i fantasmi dell’inconscio collettivo con cui una società costruisce i propri parametri proiettando “fuori di sé”, sullo straniero, tutto ciò che ha di inconfessabile: moralismo puritano, voyerismo sessuale e sessuofobia, per dare fondamento e giustificazione alla propria xenofobia, alla misoginia e alle tante forme d’intolleranza sociale e privata di cui si compone.”

Jago qui è un manipolatore, un “untore ideologico”, ma in questo Otello nessuno sembra immune dal suo contagio e da quello di tutti i pregiudizi che condizionano le società di ieri e di oggi. Un testo perturbante come un racconto di suspense, che diventa “tragedia della gelosia e del sesso, dei rapporti inter-razziali e culturali, del dubbio e della potenza manipolatoria delle parole”.

Una lettura tutta contemporanea che si fonda sulla nuova traduzione di Ferdinando Bruni, sensibile alla bellezza dell’endecasillabo, ma libera da ogni inclinazione letteraria e tanto attenta all’alternanza di lingua alta e bassa da avvicinarsi alla viva fluidità del parlato. E sulla dicotomia di chiari e scuri, di luci e ombre che le scene di Carlo Sala moltiplicano attraverso le grate, gli ori e le trasparenze di grandi sipari. E sul sensibilissimo contributo musicale di Silvia Colasanti.