Teatro e salute mentale, “Memoria di scimmia”

Date Evento
Dal 18 dicembre al 19 dicembre
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EVENTO A PAGAMENTO

Evento concluso

Sabato 18 dicembre (ore 20.30) e domenica 19 dicembre (ore 15.30) al Teatro Cavallerizza il progetto che mette in scena attori non convenzionali, impegnati in uno spettacolo liberamente tratto da un racconto di Kafka

Teatro e salute mentale, “Memoria di scimmia”

REGGIO EMILIA – Il Progetto Teatro e Salute Mentale di Festina Lente torna in scena, sabato 18 dicembre, ore 20.30 e domenica 19 dicembre, ore 15.30, al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia con “Memoria di Scimmia”, liberamente tratto da un racconto di Franz Kafka “Relazione per un’accademia”.

Il racconto di una lenta trasformazione. Protagonista è una scimmia addomesticata, catturata durante una spedizione di caccia nella Costa D’Oro. L’animale, per riavere la libertà, decide di imitare l’uomo. Non più scimmia, ma neanche uomo. Difficile accettare regole e compromessi, difficile vivere nella norma sociale. La sua trasformazione in uomo la costringe ad adattarsi ad un sistema sempre più violento e frenetico e a perdere l’ancestrale capacità di meravigliarsi. È una metafora dell’omologazione dell’essere umano, la difficoltà di non essere accettati per quello che si è, costretti a rinunciare alla propria natura, al proprio sè, per seguire i comportamenti convenzionali imposti dalla società.

Festina Lente Teatro porta avanti un progetto rivolto agli ospiti, ai volontari e agli operatori dei Centri di Salute Mentale di Reggio Emilia, Scandiano e San Polo. Si è formato negli anni un gruppo numeroso fatto da attori fuori dagli schemi che collaborano con la regista Andreina Garella nella produzione di spettacoli. Festina Lente propone un teatro attento alla società, indicatore di eventi e cambiamenti che modificano il modo di essere, un teatro in cui impegno artistico e impegno civile permettono di non sfuggire dalla responsabilità del presente. La necessità del fare teatro è l’urgenza del dire, per creare relazioni, scambi, incontri, per difendersi da un mondo che spesso spaventa e non riconosciamo.

È un teatro che fa drammaturgia con i racconti di donne migranti, con le visioni poetiche dei matti, con le storie di donne indigene, con i disagi, con i razzismi e le discriminazioni. Raccoglie nella grande discarica dei valori ciò che quotidianamente viene dispensato dalle relazioni tra gli uomini, fino ad entrare nell’animo dello spettatore attraverso i difetti di fusione del suo sentire.